don Mauro Pozzi – Commento al Vangelo di domenica 26 Giugno 2022

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Il commento al Vangelo di domenica 26 giugno 2022, a cura di don Mauro Pozzi.

Gesù vuole essere seguito con la stessa determinazione con cui Lui stesso affronta la sua missione.

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SEGUIRLO CON DECISIONE

Gesù si dirige decisamente verso Gerusalemme. È importante notare questa ferma decisione. Il Maestro è consapevole di quello che lo aspetta, il tradimento, il dolore e la morte, ma non esita perché sa che la passione è il passaggio verso la gloria della resurrezione e verso il compiersi del Regno. Egli ci invita a seguirlo in questa dimensione eterna, che comincia nel dolore della vita e porta alla beatitudine. Solo alla luce di una simile meta si possono comprendere le condizioni che Gesù pone.

Il primo passo è capire che il Regno non è di questo mondo e dunque non è qualcosa da difendere o affermare con la forza. Giacomo e Giovanni vorrebbero che il fuoco consumasse i loro oppositori: è la tentazione del fondamentalismo, che pretende di combattere e anche di uccidere in nome di Dio. È qualcosa che abbiamo fatto anche noi cristiani e che qualcuno vorrebbe fare ancora, ma attira il rimprovero di Gesù.

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Il Padre ci lascia liberi di accettarlo e il Figlio, piuttosto che imporsi vanificando questa libertà, va incontro alla morte. Non ci deve essere il minimo equivoco, non si tratta dell’affermazione di qualcosa di umano e passeggero, ma di un Regno divino ed eterno. Ci sono poi i tre casi pratici. Nel primo il Maestro mette in guardia il discepolo entusiasta: seguirlo vuol dire rompere gli schemi della consuetudine e affrontare il rischio della povertà e della emarginazione. Gesù infatti è bandito dai benpensanti e considerato un eretico. Il secondo solleva la questione dei legami familiari.

Seppellire il padre significa prendersi cura prima dei genitori e poi rispondere alla vocazione. Quando Gesù fanciullo è ritrovato dopo tre giorni dai suoi nel tempio dice loro: non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio. Seguire la propria vocazione vuol dire anche superare i vincoli familiari. Io ho visto tanti genitori far la guerra ai figli perché volevano farsi religiosi; ma noi siamo prima di tutto figli di Dio e la sua chiamata ha la precedenza. D’altronde i genitori hanno fatto la loro vita e le loro scelte e devono permettere ai figli di fare altrettanto.

Inoltre c’è la Provvidenza che non si dimentica di certo di chi ha dato un figlio al Signore. Gesù non usa mezzi termini, ma dice le cose in modo diretto. Il terzo caso è simile al precedente e riguarda l’incertezza che a volte gli affetti determinano. I genitori troppo protettivi impediscono ai figli di crescere. Se una rondine non buttasse i suoi piccoli giù dal nido, questi non imparerebbero mai a volare.

Allo stesso modo un eccessivo attaccamento alla famiglia rende incapaci di rischiare la propria vita per il Regno. È anche per questo che i religiosi non si sposano, per essere in tutto e per tutto dedicati al Signore. Gesù ci chiede decisione e fermezza nel seguirlo, perché una vita cristiana non deve accettare compromessi.


AUTORE: don Mauro PozziFONTE: emailSITO WEBCANALE YOUTUBE