Il commento al Vangelo di domenica 25 settembre 2022, a cura di don Mauro Pozzi.
Non saremo giudicati in base al reddito, ma su come abbiamo saputo condividere.
UN ABISSO INVALICABILE
Gesù è un narratore eccezionale. In pochi tratti, delinea storia e personaggi in modo vivissimo. La porpora e il bisso degli abiti preziosi del ricco si contrappongono alle piaghe che ricoprono il poveretto. I lauti banchetti si oppongono alla fame e ai cani che leccano la pelle ulcerata. Due colpi di pennello e abbiamo già il quadro. La brevità di questa prima parte è anche un’immagine di come la vita sia un soffio.
La vicenda si svolge soprattutto nell’aldilà . Ancora una volta Gesù propone il confronto tra ricchezza e povertà . Il premio del povero e la condanna del ricco, non hanno niente a che vedere con il tenore di vita dei protagonisti, altrimenti ci potremmo aspettare che nel giudizio finale ci venga esaminato il reddito anziché la coscienza. Oltretutto Lazzaro viene portato da Abramo, il quale in vita era un uomo ricchissimo. Il punto cruciale è l’atteggiamento dell’uno e dell’altro. Il ricco è inconsapevole ed egoista.
Mangia e beve e nemmeno si accorge che sotto la sua tavola c’è chi muore di fame. Sembra che non gli manchi nulla, né si dà pensiero per nulla, ubriaco dei suoi piaceri. È la figura dell’uomo pieno di sé, che pensa di bastare a sé stesso, mentre Lazzaro, al contrario, è l’immagine di chi sa di essere bisognoso di tutto e incapace di darsi la salvezza da solo. È figlio di Abramo perché, come il patriarca, non fa conto su di sé, ma si affida in tutto.
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Così merita di essere portato in cielo dagli angeli, mentre il ricco va sotto terra a continuare la sua corruzione. L’inferno che lo tormenta è così atroce che il pensiero di una sola goccia d’acqua è un sollievo enorme, ma l’abisso è invalicabile. Sembra una giustizia spietata e crudele, ma non si tratta di una condanna, è in realtà la conseguenza delle libere scelte del ricco che ha creduto di poter avere tutto e comprare tutto.
Questo è il punto, la libertà . Il Signore vuole essere scelto liberamente e non costringerci a farlo. Per questo Abramo rifiuta di avvertire i fratelli del dannato. Abbiamo la Rivelazione e molti segni, se vogliamo vederli. L’uomo che si fida solo delle sue forze è però come accecato, è questo il vero pericolo e il vero peccato. La povertà non è un valore in sé, è un’attitudine, una disposizione. Il povero è umile, non ha pretese, sa di non avere risorse e si affida. Per questo, da sempre, chi vuole progredire nella via spirituale, rifiuta la pretesa della ricchezza.
- AUTORE: don Mauro Pozzi
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