Il commento al Vangelo di domenica 16 Maggio 2021, a cura di don Mauro Pozzi.
 Il Maestro ci precede e, come un capo cordata, ci tira su verso il nostro futuro.
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San Paolo ci aiuta a capire meglio il mistero dell’Ascensione quando dice: cosa vuol dire che ascese, se non che prima era disceso qui sulla terra. Il momento della salita al cielo segna la fine della missione terrena di Gesù e l’inizio di quella degli apostoli che dovranno ora evangelizzare il mondo. Il Maestro costituisce apostoli, evangelisti, profeti, pastori e maestri. In una parola il suo mandato genera la chiesa, che ha il compito di battezzare e divulgare la buona notizia, il vangelo della sua incarnazione, morte e resurrezione per la salvezza di tutti coloro che crederanno.
I pochi anni della predicazione di Gesù sulla terra hanno cambiato per sempre il corso della storia e la sua Ascensione al cielo apre una prospettiva di eternità che l’umanità sembrava avesse perduto. Lui è come la guida che in cima alla cordata tira su tutti gli altri. L’esito finale della nostra vita è raggiungere la pienezza di Cristo, come ci dice San Paolo. La chiesa è la comunità dei credenti e ciascuno ha la sua funzione, ma tutti hanno il dono dello Spirito Santo, tanto è vero che i segni che Gesù promette non sono per gli apostoli soltanto, ma per tutti i credenti. Il primo è la possibilità di scacciare i demoni, cioè di combattere il peccato in ogni sua forma e manifestazione. A questo siamo chiamati tutti distinguendo sempre il peccato dal peccatore.
La chiesa non combatte gli uomini, ma si oppone a dei comportamenti se sono sbagliati. Parleranno lingue nuove, infatti il vangelo è destinato al mondo intero, non solo agli ebrei, ed è proclamato in moltissime lingue diverse. Questo ci conferma che la chiesa è cattolica, cioè universale. Prenderanno in mano serpenti e il veleno non recherà loro danno. Noi apparteniamo a una nazione essendo soggetti a degli obblighi civili, viviamo e lavoriamo come tutti, per cui siamo a contatto non solo col bene, ma anche col male, con i peccati e le cattive abitudini del mondo, ma se crediamo, tutto questo non ci scalfisce.
La nostra vera patria è il cielo. Imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Lo scopo della nostra esistenza è di fare del bene agli altri, cercare di contribuire alla loro salvezza, senza preoccuparci della nostra. Saremo guariti se guariremo. È evidente che si parla della salute dell’anima prima di tutto. Capita ancora oggi di aver notizia di guarigioni miracolose, ma nessuno vive in eterno. È l’anima che deve essere guarita e i sacerdoti possono sanarla imponendo le mani. Adesso tocca a noi rispondere al mandato di Gesù, come allora fecero gli apostoli.
AUTORE: don Mauro PozziFONTE: emailSITO WEBCANALE YOUTUBE