Il commento al Vangelo di domenica 12 Luglio 2020, a cura di don Mauro
Il Maestro sparge il suo seme e noi che lo accogliamo che terreno siamo?
IL SEMINATORE
Gesù introduce un modo nuovo di utilizzare le parabole. In generale erano uno strumento di cui i maestri si servivano per spiegare meglio i loro insegnamenti, mentre il racconto del seminatore è piuttosto oscuro, tanto che i discepoli stessi fanno fatica a comprendere. Il motivo di questa scelta è duplice. Gesù si trova in Galilea a parlare del Regno di Dio, da una parte non vuole essere frainteso e fomentare lo spirito rivoluzionario dei galilei, dall’altra i Farisei sono sempre pronti a contestarlo e comprometterlo.
Sceglie allora questo linguaggio molto simbolico che è accessibile solo a chi ha l’umiltà di chiedere spiegazioni, mentre per gli altezzosi Farisei rimane assolutamente impenetrabile. La citazione di Isaia dice proprio questo. Gesù potrebbe fare molto per i suoi conterranei, ma è impedito dalla loro stessa ostinazione. Chi invece sa ascoltare e vedere è beato. Il Maestro lo dice ai discepoli, ma anche a noi. Ascoltare la Parola del Signore richiede umiltà e silenzio. Come dicevamo domenica scorsa, anche oggi molti preferiscono fidarsi di sé stessi e rifiutano di vedere e sentire. Gesù rispetta la nostra libertà, ci mette sulla strada per comprendere il mistero, ma la scelta di percorrere quella via è lasciata a noi. Il seme che il Maestro getta è lo stesso, ma il frutto che darà dipende dal terreno che lo accoglie. Sulla strada non germoglia neppure, è subito calpestato o mangiato dagli uccelli.
È il caso dei Farisei di allora e degli scettici di oggi, gente che non fa il minimo sforzo per accogliere l’insegnamento. Il terreno sassoso non impedisce al seme di germinare, ma non sa ricevere le radici e dunque condanna la pianta a morire. Gesù è molto affascinante, non solo per i credenti o i cristiani, ma è anche esigente. Seguirlo vuol dire scegliere il Regno e rifiutare il mondo. Non tutti sono disposti a questa rinuncia. I sassi sono le tante voci che annullano il silenzio e dunque la capacità di ascoltare. Le spine sono le preoccupazioni e l’inganno delle ricchezze. Si tratta di un tipo di distrazione più superficiale, ma non meno deleteria, qualcosa che sposta l’attenzione da ciò che vale a ciò che appare. È il modo con cui il male si spaccia per bene. Nessun pesce abboccherebbe all’amo se il pescatore non lo nascondesse con l’esca. Da fuori sembra un bel bocconcino, ma dentro c’è la morte.
Solo il terreno fertile permette alla pianta di portare frutto. Cento, sessanta e trenta per uno sono delle rese assolutamente enormi, ma la storia ci ha mostrato che con dodici pescatori Gesù ha conquistato il mondo. Accogliamo dunque il seme senza paura, come ha fatto Maria, che è il modello di tutti i credenti.
AUTORE: don Mauro Pozzi
FONTE: email
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