Il commento al Vangelo di domenica 15 novembre 2015 a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
Verso il futuro
Guardando la storia si è tentati di credere che le cose non cambino mai. Gli uomini sono buoni e cattivi, fanno la guerra e la pace, costruiscono e distruggono. Nel mondo si sono succeduti molti governi, regni, imperi e stati, tutti hanno avuto un inizio, un periodo di gloria e poi si sono estinti. Anche nella Bibbia si dice (nel libro del Qoelet 1,9) che ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole. Qual è allora il senso del futuro, se sembra che la storia sia un ciclo che si ripropone, come se fosse ripiegata su sé stessa? C’è un evento che spezza questo circolo: la resurrezione di Cristo. Si tratta di qualcosa di unico, che non si ripeterà, che ha segnato in modo definitivo la vicenda del mondo. È qualcosa che ci proietta oltre la storia, verso un futuro eterno, che trasforma l’apparente circolarità in linearità. Noi aspiriamo all’eternità. Questo evento ci fa vedere le cose da un nuovo punto di vista. Ci fa capire cosa abbia veramente valore. In altre parole se lavoriamo soltanto per ottenere un futuro in termini umani, come può essere un buon patrimonio o la pensione, se cerchiamo la gloria del mondo, come la fama o il successo, alla nostra morte non avremo una sorte diversa dagli altri uomini. Qui nel nostro cimitero le ossa dei morti più illustri non si distinguono da quelle dei meno illustri. Io potrò scrivere sulla mia lapide i miei titoli di studio o le mie cariche, ma che differenza fa se sono morto? Riflettere sulla nostra ultima destinazione ci aiuta a dare il giusto peso alle cose. È importante dunque pensare in modo differente al nostro futuro, infatti se non potremo portarci via gli averi o i successi, c’è un patrimonio che non perderemo: la fede che abbiamo avuto e il bene che abbiamo fatto. Per questo siamo invitati a riflettere sulla fine del mondo. Non importa se ci saremo o no quel giorno, il fatto è che prima o poi il mondo finirà per noi. Quale bilancio potremo fare allora? Questo voleva dire il Maestro con la frase: chi perde la propria vita per causa mia la troverà. Chi cerca la gloria del mondo, che la consegua o no, un giorno dovrà morire e quindi perderla, chi trova la gloria del Regno non la perderà mai più. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? (Mc 8, 36). Invece noi abbiamo la certezza che il Signore si ricorderà di noi perché egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Questo dà veramente molto senso e molta speranza al nostro futuro.
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Dn 12, 1-3; Sal.15; Eb 10, 11-14. 18; Mc 13, 24-32
[ads2] Mc 13, 24-32
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net