Don Mauro Manzoni di graficapastorale.it, propone una riflessione sul brano del Vangelo di domenica 6 novembre 2022.
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Nel Vangelo spesso incontriamo persone, o gruppi di persone, che con domande sottili e capziose tentano di mettere in difficoltà Gesù. E’ il caso di questo gruppo di Sadducei, con il racconto dei sette fratelli preoccupati soltanto di assicurare una discendenza e che considerano una donna non come oggetto di una realtà d’amore, ma come strumento da utilizzare: questa donna, nella risurrezione, di chi sarà moglie?
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Addirittura ripugnante appare questa domanda tranello. Ripugnante perché tradisce una mentalità e una rivendicazione di diritto di proprietà su una persona. Ed è sciocco, o meglio artificioso, tante volte il modo come ci facciamo certe domande riguardanti la nostra fede. Come dobbiamo immaginare l’aldilà?
Il fatto è che dobbiamo credere nell’aldilà, non immaginarlo e nemmeno azzardarci a descriverlo: io credo, ma mi rifiuto di pensare al come. Il mistero quando non è circondato da rispetto e discrezione, rischia di venir profanato, banalizzato dalla curiosità. E dalla banalizzazione al ridicolo, il passo è breve.
Ogni immaginazione dell’altra vita è sempre un prolungamento della mia esperienza. Tutti i paradisi immaginati dagli uomini sono fittizi. Io non ho bisogno di sapere come è il paradiso e che cosa ci farò. Dico solo che mi fido della fantasia di Dio, non della costruzione della mia immaginazione.
La mia fede nella risurrezione è basata su un Dio amante della vita, su un Dio che non è un Dio dei morti, ma dei vivi. Cristo, se ha allacciato questo rapporto con noi, son certo che non può spegnere il fuoco, non può spezzare il filo o interromperne la storia e questo mi basta. Per il resto, sono sicuro che il Dio dell’amore sorprendente e sempre nuovo non può essere il Dio della noia.
San Paolo ci ricorda di tener duro, fidandoci in Colui che ci ha amato. Dopo provvederà Lui, il Signore della vita.