La II domenica del tempo di quaresima pone come centralitร riflessiva la trasfigurazione del Signore, un momento liturgico che rivivremo con intensitร durante il periodo estivo, il 6 agosto. Nella pericope delle tentazioni dopo il battesimo al Giordano, che apre questo periodo di preparazione alla santa Pasqua, il Maestro รจ posto nella scelta del suo stile missionario indirizzandolo allโobbedienza verso il Padre.
A metร del suo percorso verso Gerusalemme e dopo il suo terzo grande discorso sulla Chiesa e i misteri del Regno (c. 13) โ ricordando come Matteo schematizza il suo vangelo proprio in cinque grandi discorsi accennati nella nostra riflessione della V domenica del tempo ordinario โ avviene la teofania della trasfigurazione. Una rivelazione che si pone in una sequenza di filiazione divina, ยซche parte dallโannuncio angelico a Giuseppe che il bambino รจ stato concepito per opera dello Spirito Santo (1,20), passa attraverso la rivelazione di Dio riguardo al โmio Figlioโ (2,15), fino alla voce del cielo al battesimo che dice โil mio Figlio predilettoโ (3,17) e al riconoscimento dei discepoli dopo che ha camminato sullโacqua (14,33), per culminare nella confessione di Pietro (16,16)ยป [R.E. Brown, Introduzione al Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia, 201, 276-277].
Questa volta lโinvito รจ rivolto ai suoi discepoli a scegliere di seguire lo stile del Maestro davanti una prospettiva segnata da imminente persecuzione e morte violenta (la passione). Ma anche di fronte al silenzio di Dio che tanti santi hanno sperimentato in alcuni momenti della loro storia aprendo perรฒ il loro cuore alla speranza.
Sul monte โ che giร con i suoi 583 m di altezza il Vangelo degli Ebrei e Nazarei (2,12) e Cirillo di Gerusalemme nel 348 [Le catechesi 12,16, C. Riggi (a cura di), Cittร Nuova, Roma 1993] indicano con il Tรขbรดr nella pianura di Esdrelon, a 9 km da Nazaret e a 16 km dal lago di Genezaret โ Gesรน mostra il suo volto divino, prima di vederlo sfigurato alla fine del suo cammino nella cittร santa. ร un โvedere oltreโ fino alla ฮดฯฮพฮฑ, alla gloria divina che il Figlio possedeva dal principio e che riprenderร nella resurrezione. Un vedere che diventa aiuto e fiducia nella notte oscura e dolorosa della storia di salvezza in quanto chi vede il Figlio vede colui che รจ ยซnato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santitร , in virtรน della resurrezione dei mortiยป (Rm 1,3-4).
La voce del cielo, come giร alle acque del Giordano, รจ lโimperatorio del Padre che indica ai discepoli la natura stessa del Figlio: ยซQuesti รจ il Figlio mio, lโamato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltateloยป (Mt 17,5b); fiducia e lโobbedienza a credergli. Il suo intervento rappresenta pertanto ยซlโunitร teologico-contenutistica della rivelazione dellโAntico e del Nuovo Testamento. ร lo stesso e unico Dio che qui parla. Il Dio dei profeti รจ il Padre di Gesรน Cristoยป [K. Berger, Commentario al Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia, 2014, 103]. Cosรฌ come la trasfigurazione che diventa esperienza mistica di Gesรน e dei suoi discepoli durante la vita stessa del Maestro, che doveva distinguere il Figlio come nuovo rivelatore dei profeti dellโAntico Testamento. Gesรน Cristo, perciรฒ, nella sua piena obbedienza al Padre รจ realizzazione dellโantica obbedienza realizzata da Abramo.
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La prima lettura, come tappa della storia della salvezza, difatti, dopo la disobbedienza di Adamo (I domenica di quaresima), oggi ci mostra invece lโesperienza del padre della fede di fronte allโinvito di Dio a lasciare ogni raggiunta sicurezza: ยซVattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherรฒยป (Gen 12,1). Cosรฌ la sua obbedienza fondata ยซnella speranza contro ogni speranzaยป (Rm 4,18) diventa benedizione universale per tutti i popoli, immagine di colui che attraverso il suo sรฌ al Padre dona ad ogni uomo ยซlโabbondanza della grazia e il dono della giustiziaยป (Rm 5,19).
ยซAnche se non lo troviamo cosรฌ chiamato in nessun passo della Scrittura, chiamiamo pur grazia il dono dโessere stati creati, in quanto ci รจ stato dato gratis; ma lasciate che vi dimostriamo come sia maggiore la grazia per cui siamo cristiani. [โฆ] Colui che non esisteva, non sperava in nulla e fu creato; il colpevole viceversa si attendeva la dannazione e ne fu liberato. Questa รจ la grazia per opera del nostro Signore Gesรน Cristo (Rm 7,25). Egli ci ha fatti (Sal 99,3): ci ha fatti, ovviamente, quando non avevamo alcuna esistenza, ma poi, una volta creati e diventati colpevoli, egli ci ha fatti giusti, e non siamo stati noi a farci cosรฌ. Se dunque cโรจ in Cristo una nuova creatura, lโantica se nโรจ andata; รจ stata fatta nuova (2Cor 5,17)ยป: Agostino, Discorso 26, 12.