PRIMA LETTURA
La Sapienza divina presenta se stessa e la propria missione: creata prima di tutti i tempi, รจ mandata a stabilirsi in mezzo al popolo di Dio, dove attua e ispira il vero culto allโAltissimo.
โข Il capitolo del Siracide da cui รจ tratta la lettura di oggi, segna il punto culmine del libro. In esso รจ presentata la Sapienza divina personificata, che parla della propria missione.
โข La Sapienza prende la parola ยซin mezzo al suo popoloยป (v. 1), cioรจ il popolo di Dio, Israele;
โ richiamandosi alla propria origine, sottolinea il rapporto di particolare intimitร che la unisce a Iahvรจ e che denota la sua natura divina (v. 9);
โ infine manifesta le caratteristiche della sua missione: per esplicito mandato divino stabilisce la sua tenda in Sion, per rendere culto allโAltissimo (v. 10); e in Gerusalemme esercita il suo potere (v. 11) come educatrice e santificatrice del popolo eletto, porzione del Signore (v. 12), per indirizzare gli uomini a Dio e al suo servizio (cf Sir 4,12-15).
In questo come in altri testi dellโAntico Testamento, la Sapienza divina personificata non รจ ancora la persona del Logos divino; tuttavia giร se ne intravede la figura. In Gesรน Cristo si attuerร pienamente la presenza della Sapienza di Dio in mezzo agli uomini.
Lโidentificazione Cristo-Sapienza di Dio risulta ancora piรน convincente se si confrontano il testo del Siracide e il Vangelo giovanneo che fanno parte della liturgia odierna:
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creรฒ (Sir 24,9).
In principio era il Verbo (Gv. 1,1a).
Ho officiato nella tenda santa davanti a lui (v. 10)
e il Verbo era presso Dio (v. 1b).
Il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in ereditร Israele (v. 8bc).
(Il Verbo) venne fra la sua genteโฆ si fece carne e venne ad abitare (= piantรฒ la sua tenda) in mezzo a noi (vv. 11a.14a).
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua ereditร (v. 12).
A quanti perรฒ lโhanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio (v. 12).
โข ร Giovanni a darci il termine di congiunzione, che permette di identificare la Sapienza (Logos) con la seconda persona divina: ยซIl Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. / Egli era in principio presso Dioยป (Gv 1,1-2).
SALMO
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Il salmo si apre con un invito rivolto a Gerusalemme perchรฉ lodi il Signore. Motivi di questa lode sono:
โ le benedizioni elargite ai figli della cittร santa, assicurando loro la pace e nutrendoli ยซcon fior di frumentoยป (vv. 13-14);
โ lโinvio della sua parola (v. 15) che non solo regola i fenomeni naturali a beneficio dellโuomo (vv. 16-17), ma soprattutto rivela allโuomo i sapienti disegni di Dio (vv. 19-20).
Anche noi, figli della nuova Gerusalemme per aver accolto con fede lโannuncio del Vangelo, ringraziamo Dio per il dono della sua parola e della sua sapienza in Gesรน Cristo: in lui si รจ realizzata lโuniversalitร della salvezza, voluta dal Padre per tutti gli uomini.
SECONDA LETTURA
S. Paolo riassume tutta lโopera di salvezza compiuta dal Padre: per mezzo di Gesรน Cristo ha predestinato tutti gli uomini a diventare suoi figli adottivi, per il trionfo della sua gloria.
โข Egli riprende il tema del piano divino di salvezza e dellโinserimento dei pagani nellโunico corpo della Chiesa, di cui Cristo รจ il capo. Questo tema centrale lo troviamo giร sintetizzato nella dossologia iniziale della quale i vv. 3-6 rientrano nella lettura odierna.
In essi, sono messi in particolare rilievo due elementi:
โ per un puro atto di amore e di benevolenza Dio ci ha prescelti e predestinati ad essere suoi figli adottivi in Gesรน Cristo (v. 5); cioรจ per opera della sua potenza divina di salvezza e in forza della nostra unione a lui, capo di tutta la Chiesa;
โ la finalitร ultima dellโopera di Dio, realizzata per mezzo di Gesรน Cristo nella Chiesa, รจ la stessa gloria di Dio (v. 6).
Appunto la gloria del Padre, giร realizzata per la mediazione di Cristo, imprime un nuovo significato a tutta la vita dei cristiani, la quale viene trasportata in unโaltra sfera (ยซnei cieliยป), quella delle realtร soprannaturali (v. 3). In forza di questโordine la Chiesa sulla terra partecipa giร , in certo senso e quasi per anticipazione, alla vita della Chiesa celeste.
โข Nei vv. 15-18, lโazione di grazie dellโapostolo ha come oggetto una descrizione di quello che devโessere la vita cristiana innalzata ยซnei cieliยป:
โ รจ una vita caratterizzata dalla fede vissuta in caritร (v. 15); la fede riconosce che tutto รจ dono di Dio e deve ritornare a lui; sia direttamente a lode della sua gloria (v. 14); sia attraverso i fratelli riconosciuti come santi, cioรจ cristiani, chiamati anchโessi โ in Gesรน Cristo โ ad essere figli adottivi del medesimo Padre e oggetto del suo amore;
โ รจ una vita di sapienza e conoscenza divina, resa possibile grazie allโazione interiore e illuminatrice dello Spirito (vv. 17-18); questa illuminazione del cuore permette ai credenti di riconoscere, in regime di fede e di speranza, la grandezza straordinaria dellโopera che Dio giร ora realizza e che essi contemplano apertamente nella gloria futura.
VANGELO
Aprendo i vangeli, constatiamo che ogni evangelista inizia il proprio racconto con una ยซintroduzioneยป: in essa ci vengono indicati il metodo e lโintenzione del narratore. Giovanni si distacca da questa prospettiva. Con uno stupendo inno cristologico, ci introduce alla storia di Gesรน e โ contemporaneamente โ ne anticipa il senso profondo. La prospettiva del testo puรฒ essere cosรฌ espressa: il Prologo non dice tutto ma apre su tutto. In esso noi troviamo la narrazione evangelica; tuttavia, solo la lettura dellโintera narrazione ci permetterร di comprendere la profonditร e la portata di queste anticipazioni.
Lโevangelista, alla luce dellโesperienza pasquale e delle riflessioni delle prime comunitร cristiane, rilegge tutta la storia della salvezza alla luce di Gesรน.
Per leggere il testo
La struttura del testo appare complessa. Possiamo suddividerlo in tre quadri. In essi lโevangelista evidenzia: ciรฒ che Gesรน รจ da sempre (vv. 1-5); lโesperienza di quanti hanno incontrato Gesรน (vv. 6-15); lโesperienza della comunitร dei credenti (vv. 16-18).
Giovanni, nel primo quadro prende come una ยซrincorsaยป: ci rinvia alle origini, allโinizio di cui parlano le prime pagine di Genesi. Dio, con la sua Parola, crea il mondo. Sceglie un popolo con il quale fare alleanza a vantaggio di tutta lโumanitร .
La Parola esiste da sempre, ma non per se stessa: Essa รจ rivolta verso Dio e verso gli uomini, di cui รจ la vita e la luce. Essa รจ Dio.
ยซTutto fu fatto mediante essaยป: lโespressione รจ vaga, ma apre a piรน prospettive. La Parola รจ attiva nel cuore degli uomini quando cercano di vivere in veritร e di incontrare Dio. Essa, cioรจ, gioca un ruolo fondamentale nella creazione e nella storia della salvezza. Ma questa presentazione รจ, fin dallโinizio, realista: tra la luce e le tenebre cโรจ conflitto. Lโottica di fondo, perรฒ, รจ ottimista poichรฉ รจ avanzata la certezza che le tenebre non possono racchiudere la luce.
La testimonianza
Per continuare la presentazione della Parola, lโevangelista si richiama ora allโesperienza di quanti hanno vissuto con Gesรน, la Parola fatta carne. Tutto il secondo quadro (vv. 6-15) รจ costruito su contrapposizioni:
โข La luce vera e il Battista che non รจ che un testimone di questa luce. Piรน volte lโevangelista richiama la differenza tra Gesรน e il Battista (1,19-28; 1,29-34; 3,22-30). Quando il Vangelo di Giovanni viene scritto non tutti i discepoli del Battista sono diventati cristiani. La corrente dei discepoli del Battista continua a fare ยซconcorrenzaยป alle comunitร cristiane. Ecco, allora, che lโevangelista, pur parlando del ruolo essenziale del Battista, lo definisce in dipendenza dal ruolo di Gesรน.
โข Quanti accolgono la Parola e credono e quanti non la riconoscono e rifiutano di accoglierla. Tutto il Vangelo di Giovanni puรฒ essere letto come un grande processo: lentamente i diversi personaggi prendono posizione a favore o contro Gesรน. Ma niente รจ deciso in anticipo. Anche per quanti iniziano con lโaccoglierlo. Certo, a questi รจ dato di diventare figli di Dio; tuttavia, questo dono รจ da mettere in pratica. Giovanni รจ attento al cammino della fede: per questo non perde occasione per dire che รจ necessario assimilare ciรฒ che ci viene dato come dono, che occorre diventare ciรฒ a cui siamo chiamati.
โข Quanti sono nati dagli uomini e Colui che รจ nato da Dio. Se tutti sono chiamati a diventare figli di Dio, uno solo รจ Figlio Unico. E, proprio per questo, il Figlio puรฒ rendere partecipi della sua condizione tutti gli altri. Gesรน non fa che dire e donare ciรฒ che egli รจ e vive.
Queste opposizioni contribuiscono a mettere maggiormente in risalto un avvenimento inatteso e sorprendente: Dio, lโinvisibile, Colui che รจ totalmente altro da noi, ยซsi รจ fatto carneยป. Egli diviene una realtร visibile, storica, tangibile, fragile e debole a tal punto che non puรฒ imporsi a quanti lo rifiutano; non solo: egli stesso si espone al rischio della smentita e della morte. Ebbene, questo Dio ยซpianta la sua tendaยป tra gli uomini. Questo verbo (ยซpiantare la tendaยป, spesso tradotto con ยซdimorรฒ tra noiยป) richiama la presenza di Dio in mezzo al suo popolo durante il cammino nel deserto e, poi, nel Tempio. Un Dio che ยซsi fa carneยป e si incammina sulle strade degli uomini รจ un Dio che crea sconcerto.
La vita della comunitร
Per terminare la presentazione della Parola, Giovanni parte ora dallโesperienza della comunitร dei credenti e di tutto ciรฒ che produce lโaccoglienza della Parola. Siamo cosรฌ al terzo quadro (vv. 16-18). Giovanni oppone Gesรน a Mosรจ. La Legge data a Mosรจ era una luce formidabile sulla strada degli uomini. Ma con Gesรน viene ora donata ยซla grazia e la veritร ยป. Lโespressione ยซveritร ยป rimanda, nella Bibbia, non solo a ciรฒ che รจ vero; richiama, innanzitutto, ciรฒ che รจ solido, ciรฒ su cui si puรฒ fare affidamento. Ecco perchรฉ ยซessere nella veritร ยป significa collocarsi in un legame solido con Dio e ad esso affidarsi. Da una parte abbiamo la responsabilitร dellโuomo; dallโaltra, Dio che รจ allโorigine di questo dono.
โข ยซDio nessuno lโha mai vistoยป. ร vero. Ma la realtร sorprendente e sconcertante sta proprio nel fatto che in Gesรน, il Crocifisso, Dio si rivela pienamente e definitivamente. Per approfondire questa prospettiva vale la pena di leggere la conclusione della prima parte del Vangelo di Giovanni (12,44-50) e della seconda (20,30-31): vi ritroviamo gli stessi accenti. Si potrebbe anche leggere lโinizio della prima lettera di Giovanni (1 Gv 1,2-5).
PER ANNUNCIARE LA PAROLA
Dopo quanto รจ stato detto sul Vangelo โ perchรฉ vale la spesa fermarsi ancora su di esso: รจ un testo troppo importante e di difficile spiegazione sul quale non si puรฒ passare sopra, i fedeli hanno diritto di essere aiutati a interpretarlo e a capirlo per il loro bene โ si possono evidenziare alcune sottolineature e cogliere delle provocazioni concrete per la vita.
Alcune sottolineature
Il Prologo afferma che la Parola (che storicamente assumerร il volto reale di un uomo concreto, Gesรน, cf v. 17) esiste da sempre. Non solo ci dice che esiste da sempre; precisa come da sempre esisteva: ยซrivolta a Dioยป. La Parola, cioรจ, nella sua struttura profonda รจ ascolto del Padre, รจ obbedienza, fedeltร . Cosรฌ nellโincarnazione essa manifesterร proprio questa costante struttura di filiale obbedienza: essa sarร la trasparenza del Padre.
Il centro teologico del Prologo รจ dato dallโaffermazione: ยซE la Parola si รจ fatta carneยป (v. 14). I giudei facevano fatica a comprendere che la rivelazione ultima e definitiva di Dio fosse avvenuta nella carne di Gesรน. Cosรฌ anche la comunitร di origine ellenica aveva difficoltร ad accettare che la carne potesse essere luogo di rivelazione della divinitร .
Lโevangelista risponde a queste difficoltร sottolineando che Gesรน si รจ fatto ยซcarneยป (in greco: sarx): parola che indica non solo la natura umana, ma lโuomo come realtร debole, soggetta al divenire. Una prospettiva teologica non facile da accogliere. Eppure essa diventa criterio discriminante per comprendere chi รจ da Dio: ยซOgni spirito che confessa che Gesรน Cristo venuto nella carne รจ da Dio, ma ogni spirito che non confessa Gesรน non รจ da Dioยป (1 Gv 4,2). Non basta allora dire che Gesรน รจ il Messia; occorre professare, con tutte le implicanze e le conseguenze, che รจ un messia venuto nella ยซcarneยป, che si รจ fatto ยซcarneยป.
Il Prologo va oltre. Non basta affermare che Gesรน si รจ fatto carne. Occorre professare che nella sua storia e nella sua persona si รจ rivelata la ยซgloria di Dioยป. Gesรน รจ la rivelazione di Dio; ma una rivelazione che, essendo avvenuta nella carne, chiede di essere compresa, accolta: รจ una rivelazione che non appare secondo la logica dellโevidenza mondana.
Ma che significa che in Gesรน si รจ manifestata la gloria di Dio? Il termine gloria rimanda, nel contesto biblico, alla presenza di Dio in mezzo al suo popolo: presenza potente e salvifica. Giovanni ci dice che tutta la storia di Gesรน รจ la presenza dellโazione salvifica di Dio: tutta, e non solo qualche momento particolare. Ci sarร certamente un momento particolare nel quale questa gloria si manifesterร nella pienezza: la crocifissione! Lโevangelista parlerร appunto della crocifissione in termini di glorificazione. Gesรน che muore sulla croce รจ il ยซluogo teologicoยป in cui comprendere il volto profondo del Dio cristiano.
La conclusione del nostro testo afferma che solo il Figlio puรฒ rivelarci il Padre. Tutte le ricerche che lโuomo fa debbono necessariamente incontrarsi con la proposta di Gesรน. Allora la ricerca dellโuomo deve cedere il passo allโaccoglienza del dono della rivelazione che viene da Gesรน. Cosรฌ la ricerca umana รจ chiamata a trasformarsi in contemplazione.
Alcune provocazioni
Tra le tante sottolineature, ci soffermiamo su queste, che illuminano il centro teologico del Prologo di Giovanni (ยซe la Parola si รจ fatta carneยป) nella convinzione di essere di fronte ad unโaffermazione-chiave della riflessione di Giovanni (cf 1 Gv 4,1-3).
Innanzitutto, per tanti di noi la maggior difficoltร di fronte allโincarnazione di Gesรน deriva dalla nostra pretesa di definire lโuomo e Dio a prescindere, appunto, dallโincarnazione, di modo che lโincarnazione viene ad essere quasi un ยซdi piรนยป. Ora, in Gesรน Cristo, lโuomo ci appare sotto la giusta prospettiva: slancio verso lโaltro, apertura a Dio. Allo stesso tempo, รจ Dio stesso che appare nella giusta prospettiva: una prospettiva che purifica e converte tutte le nostre incerte e provvisorie filosofie.
Poi, troppo spesso abbiamo usato, e usiamo, formule concessorie: ยซGesรน รจ uomo; sรฌ, ma non dimentichiamo che รจ anche Dioยป; oppure: ยซGesรน รจ Dio; ma รจ anche uomoยป, come se Gesรน fosse uomo benchรฉ Dio o Dio benchรฉ uomo: come se, prima di lui e fuori di lui, noi sapessimo sufficientemente sia chi รจ Dio sia chi รจ lโuomo per immaginare lโuomo-Dio in una specie di equilibrio o di giusto dosaggio. Una prospettiva, questa, generatrice, spesso, di parziali visioni tanto del cristianesimo quanto della sua morale e della sua specificitร : quella, appunto, di essere storia e non ideologia.
Ma la lieta notizia che ci viene dal Prologo รจ questa: un uomo, lโuomo Gesรน di Nazaret, ha potuto essere pienamente uomo perchรฉ perfettamente Dio. Lโaccoglienza di questa lieta notizia implica una duplice conversione: cambiare tanto il modo di comprendere il senso dellโesistenza dellโuomo quanto quello di comprendere la divinitร di Dio.
Infine, in Gesรน, lโuomo si rivela come apertura, capacitร di dono e possibilitร di comunicazione. La divinitร รจ, nella sua struttura profonda, propensione infinita ad uscire da sรฉ per esistere con e per lโAltro, in un amore donato, condiviso e proposto. Chi vede Gesรน crocifisso รจ in grado di comprendere chi รจ Gesรน per il Padre e chi รจ Dio per Gesรน.
Proprio perchรฉ Gesรน non si รจ ripiegato su se stesso egli, come Figlio di Dio, vive fino alle estreme conseguenze la vocazione integrale dellโuomo: lโuomo che sa che la via della gioia รจ la via della condivisione, del dono di sรฉ fino alla croce. Ed รจ proprio per questo che Dio si riconosce nelle parole di Gesรน, nelle sue azioni, nella sua stessa morte.
Qui Dio appare come Colui che si rivela, che dona la propria vita, come Colui che รจ uno ยซconยป Gesรน fin dalle origini. Lโincarnazione del Figlio ci attesta che Dio รจ Padre, che Dio รจ comunione e comunicazione. Lโuomo, i credenti sono chiamati a diventarlo.
Tratto da โOmelie per un anno 1 e 2 โ Anno Cโ โ a cura di M. Gobbin โ LDC