Chiamati a pentirci: il principale compito del cristiano
Noi pensiamo sempre al deserto come a un periodo di prova, di difficoltà, un periodo da evitare. Ma se siete stati bene attenti, è stato lo Spirito a “sospingere” Gesù in quella condizione. Infatti, prima ancora che un luogo, il deserto è uno stato interiore, in cui sei chiamato a vivere lottando con tutte le forze, a denti stretti. Chissà quante volte ti sarà capitato di viverlo nella tua esistenza. Forse vi sei immerso anche in questo momento. La sabbia che si alza e ti riempie la gola. Ti sembra davvero di soffocare. Ma è lo Spirito che ti ha sospinto fin lì: significa che qualsiasi cosa accada, non morirai, non puoi perdere, non puoi sbagliare.
Gesù rimane 40 giorni, ricordando il tempo dei 40 anni che costituiscono nella mentalità ebraica il tempo di una generazione. Servono 40 anni per generare un popolo nuovo (Israele nel Deserto) o un nuovo Regno (il tempo in cui sia Davide che Salomone sono stati Re). Servono 40 giorni perché Gesù cambi vita e prenda fino in fondo coscienza del compito per cui è stato mandato nel mondo. Marco non ci dice che tipo di tentazioni abbia subito e ci dice invece che nel Deserto non era solo, ma vi era la natura (le bestie selvatiche) e la grazia (gli angeli) ad aiutarlo. Come a dire che nel cammino di conversione che il Deserto ci chiede di vivere non siamo mai soli, ma la realtà e Dio ci sono accanto per non farci inciampare.
AUTORE: don Marco ScandelliSITO WEB CANALE YOUTUBE