La nostra vocazione è essere uno zerbino!
In particolare, Gesù se la prende con quella parte di clero che pensa solo all’esteriorità di talari, pizzi e merletti, e alla superiorità delle gerarchie. Conosco preti anche più giovani di me che amano farsi chiamare “Canonico” o “Arciprete”, ma poi quando gli dici di farsi presenza nelle loro comunità ti rispondono: “La gente sa dove abito, se han bisogno, possono venire a suonarmi il campanello”.
Sarà mai possibile vivere con questa posizione? Conosco invece Vescovi e Cardinali che amano l’anonimato, si nascondono per non essere riconosciuti, ma non perché vogliono “scappare”: bensì perché vogliono servire senza privilegi, mettendo in pratica la parola di Gesù: “Chi di voi è chiamato a più grande responsabilità, si metta a servizio”.
Il mondo va avanti soltanto grazie ad esempi di questo genere. Anche perché – e l’ho sperimentato in prima persona – di solito chi ha davvero “potere” non ha bisogno di imporlo o di dimostrarlo, ma lo vive come servizio, facendosi ultimo. A me per esempio piace l’idea del prete-zerbino, cioè del prete che viene umiliato, non ascoltato, seppure lavora sodo, soltanto perché ciò che gli interessa non è la sua fama ma permettere a più gente possibile di entrare in Chiesa con i piedi puliti.
AUTORE: don Marco ScandelliSITO WEB CANALE YOUTUBE