Avvento: attendere che il qui ed ora diventino l’eternità.
A prima vista, un Vangelo “barboso”. Nomi su nomi. Poi, la ripetizione del verbo “generare” implica che per poter esistere, bisogna essere figli. Ogni uomo è necessariamente figlio. Potremmo essere sposi o non esserlo, fratelli o non esserlo, padri o non esserlo; ma tutti siamo almeno e per forza “figli”. Generati da un padre discendente ultimamente dall’unico Padre.
Perciò attraverso queste generazioni successive è come se si potesse dire che il Padre (Dio) genera il Figlio (l’incarnazione di Gesù) attraverso la storia degli uomini, dentro un cammino che è il cammino di Dio col suo popolo. Cosicché il peccato in cui Dio cammina non diviene ostacolo per la nascita di Gesù, bensì “necessità”.
Tra le pieghe della storia di questi uomini, attraverso la loro umanità e il loro peccato, si è permesso a Dio di incarnarsi. Questo ci da speranza, facendoci capire che il cristianesimo non è un moralismo e che “Dio scrive dritto anche sulle righe storte”.
Tutto questo significa “attendere”: attendere che il “qui” e l'”ora” diventino un’unica e definitiva dimensione: l’eternità.
AUTORE: don Marco ScandelliSITO WEB CANALE YOUTUBE