Uno è figlio non perché sia perfetto, ma perché è generato
I due figli che vengono proposti nella Parabola di Matteo evidenziano una realtà forse più vicina al nostro quotidiano, poiché se Gesù è il modello, sappiamo bene anche che tutti noi siamo fragili e pieni di limiti. Il contesto è quello di un dibattito i cui protagonisti, oltre a Gesù, sono da una parte i moralisti del tempo, gente che diceva di essere credente, e dall’altra i farabutti, i traditori, le prostitute. A noi che ascoltiamo oggi il vangelo è chiesto di scegliere da che parte vogliamo stare. Ma quale il criterio da seguire?
Il primo figlio rappresenta persone normali, con i propri dubbi, le proprie incoerenze, con le proprie fragilità, con le proprie scelte sbagliate che hanno determinato la loro vita anche nel male. Sono persone che magari non si vedono in Chiesa, ma che appena incontrano qualcosa di vero nella vita, lo abbracciano.
Il secondo, invece, rappresenta il credente medio, quello che crede di essere nella pace perché fa il suo dovere. Gesù ci fa capire oggi che il vero figlio non “fa i suoi doveri”, ma vive un rapporto speciale e perdonale con il Padre, fatto di errori, ma anche di vero amore.
AUTORE: don Marco ScandelliSITO WEB CANALE YOUTUBE