Il discrimine per andare in Paradiso non è l’aver peccato oppure no, ma quanto siamo stati capaci di amare gratuitamente in questo mondo!
Il testo che ci viene proposto oggi è contenuto nei primi 13 versetti del capitolo 25 del Vangelo di Matteo, che gli esegeti connotano come “Discorso escatologico”, cioè una sorta di “piccola apocalisse”, in cui il Signore ci parla del nostro destino ultimo.
Il brano è molto noto: si tratta della parabola delle “dieci vergini” che, munite di lampade ad olio, si incamminano di notte per andare nella casa dello sposo. Anzitutto, dobbiamo notare che, sebbene le ragazze siano ben dieci, lo sposo è unico, come a dire che siamo tutti accomunati dallo stesso destino, per ciò che concerne la vita eterna.
Essa sarà come un banchetto di nozze, una grande festa, in cui avremo anche la possibilità di vivere tutti – senza gelosie o il timore di essere messi da parte – un personalissimo rapporto con Dio. Ben lontani, dunque, dall’idea che il Paradiso sia un mortorio dove non ci si diverte, come mi ha detto provocatoriamente una signora qualche settimana fa…
AUTORE: don Marco Scandelli | SITO WEB | CANALE YOUTUBE