don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 30 Luglio 2023

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Non tutte le perle hanno lo stesso valore

Quel mercante, quando esce di casa, è un semplice mendicante che si sta mettendo alla ricerca di una perla: «E’ simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose». L’ennesima perla, forse, di una collezione che a casa gli fa fare bella figura con chi lo va a trovare. È un mendicante che, rincasando, indossa il sorriso di un principe: «Trovata una perla di grande valore, và, vende tutti i suoi averi e la compra». Stavolta è certo che una perla come quella appena trovata non ne esistono in commercio. È così che il mendicante diventa principe: grazie a quest’ultima perla «di grande valore».

Chissà quante ne possedeva! Eppure quell’abbondanza non era ancora riuscita ad appagare la sua passione: è per questo che, ricco di tante perle, uscì di nuovo di casa. Perché nel suo cuore era convinto, un giorno, di riuscire ad imbattersi in una perla più unica che rara. Una alla quale potere dire, senza sbagliarsi: “Tu sei la mia perla più preziosa”. Non conteggia più il tempo trascorso a studiare i fondali, a sfidare gli abissi, a correr il rischio di farsi rider dietro dalla gente per questa sua passione alquanto buffa: «E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa – disse la volpe al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry – che ha fatto la tua rosa così importante». Il tempo perduto, non quello guadagnato, investito, ottimizzato. Quello perduto: ad uscire e rientrare ripetutamente perché ciò che tu vai cercando non si è ancora presentato sotto i tuoi occhi.

La perla, da parte sua è ben convinta d’aver dato l’occasione al mercante, inseguendola, di raccattare tanto materiale da poter scrivere cento e più favole: ogni perla è «frutto del mistero e dell’avventura» (K. Blixen). Ed è pure convinta di valere! Al punto da chiedersi come mai nessuno, fino a quel giorno, l’avesse ancora trovata. Forse per la sua timidezza? O forse perchè le perle stan attente a non concedersi al primo mercante che passa: “Attenti a dare perle ai porci – è scritto su una panchina di Villa Borghese – che poi si crederanno ostriche”.

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Lei, a conti fatti, ha atteso il momento giusto per farsi cogliere: la sua forza è stata la discrezione. Non si è concessa al primo ch’è passato, ha atteso il passaggio del mercante giusto che, sapendo cogliere la sua preziosità, le ha infuso il sospetto che le sue mani sarebbero state la casa migliore nella quale andare a passare il resto della sua vita.

Mai pensò di vivere da sola: una perla è senza alcun valore finché e dentro la propria conchiglia, finché nessuno la trova e la commercia: “Il rischio, comunque, ci sarà sempre – sembra di sentire il mercante esperto che fa dei corsi di aggiornamento per dei mercanti provetti -: ci sono anche dei porci così belli che sono travestiti da perle. Attenzione prima di firmare l’assegno!”

Questo, però, dev’essere un mercante scafato e questa perla deve essere una perla che davvero vale se Cristo decide di nascondersi – con i suoi segreti misteri – in quest’avvincente caccia al tesoro tra il mercante e la perla. Forse un monito? “Chi sono io per te, uomo? – sembra tradursi da sola questa parabola – Sono soltanto un peso da portare, un pugno di precetti da osservare, una storia e basta oppure sono altro? Tipo: un tesoro al quale dare la caccia, una perla che ti costringe ad inseguirla?”

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Di sera, poi, si raccoglie ciò che durante la giornata si disperde: a volte vien fuori una corona di spine, è vero. Altre volte, però, vien fuori una corona di perle: anche questo è vero. Poi, con quelle perle, a seconda del valore che si darà loro, si deciderà che farsene. Una leggenda di corte narra che nel 1979, quando Margareth Tacher venne candidata a primo ministro, il suo armocromista le consigliò mi modificare il look: “Via il cappellino e via la collana di perle” le suggerì. Lei, lady di ferro, disse la sua: “Per quanto riguarda il cappellino, nessun problema. Le mie perle, però, non sono negoziabili, gente”.

La storia cristiana è tutta qui, in quattro scarne righe di Vangelo. Una sorta di caccia al tesoro dove chi cerca spera di trovare. E chi vien cercato, sentendo d’essere cercato, accetta di farsi trovare. Ovviamente non dal primo che passa.

Per gentile concessione di don Marco Pozza – Fonte