Non serve più sbirciare dalla serratura
Il sospetto, dopo i giorni della Pasqua e delle continue apparizioni fatte dal Cristo a destra e a manca, è che dentro casa sua ci fosse una luce pazzesca. Da fuori, da come parlava di suo Padre, dei loro affari di cuore, accadeva lo stesso che accade con le porte che hanno una riga di luce sotto: non saprai mai quanto chiarore potrebbero mostrarti se, solo, si aprissero.
Il semplice fatto, poi, che lascino intravedere quella riga di luce tra porta e pavimento, indica che non hanno messo uno straccio o un asciugamano per mascherare la loro presenza dentro. Hanno calcolato, insomma, che se qualcuno passa, vedendo la luce dentro, possa bussare alla porta o anche solo poggiare l’orecchio per origliare il contenuto di quel brusio che dalla porta fuoriesce sul pianerottolo.
Nel caso che poi, avvertendo il rumore di passi curiosi, qualcuno da dentro apra la porta, il miracolo di quella luce è svelato: “Prego, entrate pure, non state in piedi lì fuori: accomodatevi, fate come foste a casa vostra”. Questo, con parole primitive e a bassissima densità di spiritualità, è il ritratto della Santissima Trinità. Le parole somme e dolcissime per descriverla, ci sono. Eccole: «Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Gesù Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della natura divina». Tradotto: Gesù non è che la porta di accesso al Padre. Passando attraverso Lui – che, non a caso disse di essere la porta e la via! – si arriva direttamente a Dio. Semplice come varcare la porta d’ingresso che ti permette d’entrare in casa.
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Il motivo è presto detto: “Figliolo, se questi stanno fermi fuori dalla porta, si faranno mille paranoie, ne diranno di tutti i colori, fantasticheranno a go-gò sulla nostra famiglia. Apri la porta: falli entrare, che sia finita!” Con meno sciatteria di lessico: «Con questa Rivelazione, infatti, il Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli, ammetterli alla comunione con sè» (Dei Verbum, 2).
Il tempo che si apra la porta della casa, quella che ha la riga bianca di luce sotto, e l’uomo scopre d’esser l’amico di Dio: sulla soglia di casa, Dio s’intrattiene sorridente con l’uomo e la donna e poi, inaspettatamente, regala loro il biglietto d’ingresso. Li invita ad entrare con Lui, senza fare il gesto di togliersi le scarpe per paura di sporcare il pavimento in rovere: “Come foste a casa vostra, per cortesia: nessuna cerimonia, diamoci del tu”.
Fu così che l’uomo ebbe il privilegio di vedere in diretta, senza il bisogno di sbirciare da nessuna serratura, come si viveva dentro la famiglia di Gesù: c’è un Padre, c’è un Figlio, c’è un inarrestabile amore che li lega e che loro, nel loro gergo, chiamano Spirito Santo. E, dentro casa loro, quando si prepara la tavola c’è sempre una sedia in più: ogni giorno, in ogni attimo, l’uomo è il benvenuto.
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È figlio, non semplicemente ospite di passaggio: il Padre, attraverso Gesù, se le è adottate tutte le creature. Che, ogni qual volta lo vorranno, potranno entrare in casa senza chiedere permesso. Nessuna chiave, nessuna porta blindata, solo il codice (non più) segreto da annunciarsi con l’acquolina: «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Impossibile a credersi, provare per credere.
Qualcuno gli ha già sbattuto la porta in faccia? «Ho disegnato una porta e mi sono seduta dietro di lei, pronta ad aprirla non appena arrivi» (D. Mikhail). Dio pazienta coi figli più discoli, con quelli che «dubitano» nonostante vedano con i loro occhi la porta che si apre davanti a loro. Dio, con alcuni, si intrattiene più a lungo che con altri sulla soglia: per (re)invitarli, spiegare loro che non c’è tassa di soggiorno, ch’è tutto gratis, senza nessuna fregatura dietro un’ospitalità da favola. L’unico guadagno, per la Santissima Trinità, è condividere la bellezza dell’amicizia. E rendere l’uomo consapevole dell’opposto: che certe persone entrano nella tua vita solo per ricordarti di chiudere la porta a chiave più spesso.
Per gentile concessione di don Marco Pozza – Fonte