La scaltrezza della perla
La perla aveva risposte bellissime, forse nessuno però le aveva mai fatto domande all’altezza: “Ci sono anni che fanno domande – si sarà detta per farsi coraggio – e ci sono anni che danno risposte”. Sapeva, tuttavia, che una perla è senza alcun valore finchè resta dentro la conchiglia. Somiglia ai sogni, oppure i sogni assomigliano alle perle: a restare nascosti perdono di splendore, a tenerli chiusi nel cassetto fan la muffa. Un giorno, poi, capita che un mercante scenda per strada alla ricerca di perle: «Il Regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose». Cercare è fissare un appuntamento al buio con la conoscenza: più che un andare a zonzo come un vagabondo, il mercante gioca a nascondino. “Tu sei andata a nasconderti – bisbiglia sottovoce alla perla –, io mi divertirò a cercarti”. Cercare una perla, ogni mercante lo sa bene, è cogliere così tanta documentazione da potere scrivere cento favole. Seguirne la carriera è dare la caccia al mistero e all’avventura: ogni perla, alla fine dei conti, è una risposta che il mare dà di una conchiglia. Il mercante e la perla preziosa: inizio.
Il giorno che l’uomo trovò il tesoro – «Un uomo lo trova, lo nasconde, poi va, vende tutti i suoi averi, compra quel campo» – fu tutta un’altra storia. Quel giorno chissà perchè era uscito: per andar dal barbiere, dal commercialista, dal capoufficio. E, andando, per caso s’imbattè in un tesoro. Stavolta, invece, esce proprio per andare a cercare perle: «Va in cerca di perle preziose», si è messo in testa che nulla gli avrebbe causato più gioia di rincasare con una perla: gli piaceva, probabilmente, l’incantesimo che l’attraversa. Per riuscire nell’impresa, non basta la sua ricerca: occorre che la perla collabori, gli apra casa sua. Ecco: «Trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi, la compra». Che un mercante si metta a cercarla non è materia sufficiente per la riuscita di una conquista: è necessario che la perla, fiutando d’essere cercata, lasci che il mercante la trovi. Avrebbe anche potuto starsene nascosta e il mercante mai sarebbe riuscito a custodirla tra le dita. La cosa curiosa è che, cercata, la perla si è lasciata trovare: “Eccomi, mercante di perle preziose: son io la tua perla, ho sentito i passi da lontano, ho indovinato il tuo sguardo, ho riconosciuto d’essere al mondo per te. Prendimi in mano, infilami nella collana della tua donna, fammi sentire preziosa. Mi sono lasciata trovare: ero stanca di rimanere nascosta”.
Forse, altre volte, era rimasta nascosta: la perla è timida, troppo preziosa per non provare paura, è di una riservatezza dorata. C’è anche chi, con le perle, ama giocare a biglie invece che farci una collana: “State attente a darvi ai porci – avrà insegnato la mamma alla perla – che i porci si crederanno ostriche”. Non basta cercare una perla per trovarla: è necessario che la perla si lasci trovare. Non basta che quel mercante di Cielo ch’è Dio esca per andar a cercare l’uomo e la donna: è tantissimo sapersi cercarti da Dio, molto più che sapersi cercati da chi si ama o da chi si è invaghiti. Non basta, però: è necessario che l’uomo e la donna si lascino trovare dal Dio-mercante. “Sono troppo sporca per lasciare che Dio mi prenda in mano! Sono così lurido che mi nascondo quando passa Dio. Il fatto è che mi vergogno a farmi trovare ridotto così” pensa l’uomo. Nel frattempo Dio passa, cerca, scandaglia gli abissi e s’inerpica sulle altezze: nessuna perla! E “nessuna perla” è l’altro nome dell’avvilimento di Dio. “Che m’importa della tua sporcizia – è la sua trattativa con la perla che non vuol farsi trovare -: vieni qui, ti cerco per come sei, nessuna lordura avrà potuto scioglierti. Ti pulirò, verrai in mano mia, tornerai a brillare!” Dalla perla, stavolta, dipende il destino stesso del mercante: è un mendicante quanto esce di casa, è un principe quando ritorna a casa con la perla. Quando torna senza, ci sono giorni che capita, ha la faccia addolorata: non ha potuto costringere la perla. L’ha cercata, (ri)tornerà domani.
Diommercante, in amore, ha idee chiare: o c’è consenso, oppure è violenza.
Commento a cura di don Marco Pozza
(Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo di don Marco)
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