don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 26 Gennaio 2020

Gesù suona i campanelli e (non) scappa

Alzarsi col bel tempo è da tutti: il sole, però, certi giorni si accende dentro una burrasca di nuvole. Sorge puntualissimo, senza guardare l’orologio, ed è subito buongiorno! “Dove vai, Cristo-Signore? Non vedi come grandina?” A guardare fuori, infatti, il tempo non era proprio dei migliori per partire, per andare: «Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato». Il postino Battista è appena finito in gattabuia: per i cuori sleali era troppo quello che andava minacciando fosse sul punto di accadere.

Partire, sotto questa sassaiola, è da folli: “Restare è perdere l’appuntamento con la storia” dovette pensare il Cristo Nazareno. Partì, dunque: la sua, però, non fu una normalissima puntualità-puntuale, ma fu una forma di rispetto per le persone. Certi treni passano una volta sola nella vita e, contrariamente agli altri treni, sono dannatamente puntuali: «Si ritirò (…) andò ad abitare (…) Da allora cominciò a predicare». La sua prima predicazione fu la partenza, una partenza sotto i tuoni: «Il miracolo non è esser giunto al traguardo – scrisse J. Owens, uomo veloce – ma avere avuto il coraggio di partire». Cristo partì quando Giovanni si fermò: è soprattutto nel tempo della prigione che si crede in ciò che si spera. Ragione per cui, senza che nessuno s’accorgesse, partirono in due: uno da fermo, l’altro in piedi.

Si allacciò le scarpe per accendere la luce, Dio-elettricista (ora pro nobis): «Per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». La promessa, dunque, andava mantenuta. Non volle mettere nessuna fretta ad alcuno: semplicemente ricordò che una parola data va mantenuta almeno entro questa vita. Girolamo, il santo, diceva che «è facile trasformare un amico in nemico se non si mantengono le promesse». Si alzò dalla sedia di Nazareth e, dopo aver acceso la luce, accese anche il fuoco: «Convertitevi, perchè il Regno dei cieli è vicino».

Era Lui il Regno che annunciava, il Regno che stava accadendo: ritenne più eccitante, però, parlare di sé in terza persona per non apparire troppo invadente, per entrarci in punta di piedi, rispettoso di quella libertà nel nome della quale un giorno l’appenderanno al chiodo. Non fece promesse a nessuno, Gli bastò mantenere le premesse fatte: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce». “Se non fa promesse ma mantiene le premesse, allora è la persona giusta”, deve avere iniziato a pensare qualcuno vedendolo agire in quel modo. Le promesse, comunque, sono gli unici appuntamenti a cui non si dovrebbe mancare.

Cristo arrivò puntuale all’appuntamento con la promessa fatta da altri, anzitempo, a nome suo. La puntualità è la cortesia dei re: per intuirne l’importanza basta essere arrivati tardi, anche solo una volta, in vita. Arrivò puntuale e colse tutti di sorpresa: «Venite dietro a me, vi farà pescatori di uomini». Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni: avete fatto caso alla puntualità con la quale arrivano le cose quando si smette di cercarle? Sul bordo dell’acqua, Cristo si comporta come un bambino, uno di quelli che, partito da casa con un pallone sottobraccio, quando arriva nella piazzetta del paese ha già messo in piedi una squadra di giocatori, suonando al campanello delle case: “Vieni dai, che facciamo una partitella!”

La partita, quella volta, fu una partita da finalissima: pochi la immaginarono, tanti li applaudirono, solo il Capitano scelse di tacere il risultato finale. Semplicemente raccomandò loro d’imparare subito l’arte del contropiede: sarebbe stato il loro punto di forza, lo schema vincente. E’ quando tu li pensi definitivamente sconfitti – «Giovanni era stato arrestato» – che loro scatteranno in contropiede, per ribaltare la partita. Nel frattempo diede Lui l’esempio, perchè ne seguissero la traiettoria. Forse sognavano dell’altro per la loro vita quei quattro, o forse erano in attesa di un fischio, di un cenno d’invito o di qualcos’altro che li accendesse. L’unica cosa certa è che, a volte, le strade più panoramiche sono le deviazioni che non si aveva intenzione di prendere. Li sorprese con le reti in mano, nel momento in cui meno l’aspettavano. La gioia ci prende sempre di sorpresa: non siamo noi ad afferrarla, è lei ad afferrare noi.

Commento a cura di don Marco Pozza

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