don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 1 Agosto 2021

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Trasfusione di Pane

Cristo l’ha acciuffato al volo il problema: prima viene lo stomaco, poi viene la morale. D’altronde non si possono nutrire gli affamati con delle statistiche: un bellissimo discorso non è mai servito a rendere quieti degli stomachi vuoti! Così si nasce: affamati. “Ho un vuoto nello stomaco che nemmeno immagini. Quanto manca per mangiare?” chiede chi ha fame. Nasciamo tutti con un vuoto dentro: “Non mangiare stuzzichini, altrimenti ti rovini l’appetito” ci viene detto da chi, con estrema premura, ha a cuore il nostro appetito.

Perchè di stuzzichini, aperitivi e patatine non ci si sazia, tutt’al più ci si riempie, fino a sentire l’intestino che si gonfia, la cintura che minaccia: “Ormai non ho più fame, mi sono riempito finchè aspettavo”. Quel vuoto-di-fame si riempirà soltanto con una cena ben fatta. Non è vana l’attesa, però: se tu non hai mai avuto l’occasione di vedere una persona quando ha fame, quando litiga, quando ha paura o quando sta male, è difficile che tu possa dire di averla vista, conosciuta, davvero. Com’è vero il suo esatto contrario: quando uno ti sazia, difficilmente lo dimentichi: «Voi mi cercate (…) perchè avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» replica Gesù all’attesa di chi gli fa ressa attorno, al di là del mare, dopo l’abbuffata dei pani e dei pesci.

Fà niente: “C’è sempre un punto zero dal quale partire – riflette Cristo – Mi infilo nei loro bisogni e poi, dentro quella fessura, cerco d’allargare loro il cuore”. E’ un genietto d’imprenditoria il figlio del carpentiere di Nazareth: prima crea nel cuore dell’uomo l’appetito, poi gli porge il cibo-esatto per saziarlo: «Quale opera tu fai perchè vediamo e crediamo?» gli chiede la gente ancora incredula che nel mondo esista qualcuno in grado di saziare definitivamente il cuore. Han appena ricevuto pane a sazietà, eppure non basta: Cristo, comunque, l’aveva messo in conto. Prima  il panepoi appena dato il pane  Se Medesimo: «Io sono il pane della vita. Chi viene a me non varà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”».

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Mi piace assai pensare che, almeno una volta nella vita, l’amore possa essere un atto di generosità, non la soddisfazione d’un bisogno. Di più: mi piace scoprire che Chi dà il pane, facendosi Lui stesso pane, abbia fame della fame di chi gli chiede pane. Solo l’affamato, o chi sperimenta d’esserlo perpetuamente, saprà accorgersi di chi ha fame, perchè «l’uomo sazio si imbatte senza alcuna emozione negli affamati» (E. Canetti). La (sua) missione, dunque, è decisa: ha scoperchiato in loro la fame che li attanagliava, s’è infilato dentro quella fame e poi, una volta dentro, si è fatto Lui stesso la risposta più convincente di quella fame. Nessun vuoto si riempie con qualsiasi cosa: tutt’al più lo si tampona alla bell’è meglio. Per riempirsi, un vuoto ha bisogno d’incontrare quella parte che è nata apposta per chiudere quello spazio vuoto. La si cerca disperatamente.

L’appetito vien guardandoti, dunque. Il cristianesimo del Cristo è tutto qui. Per tutti quelli che credono che l’amore sia la forma più eccelsa della sazietà, la tecnica del Cristo sbaraglia il cuore: l’amore è fame, tanta fame, fame assurda d’essere saziati fino ad essere appagati: «Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente (Il Signore) appaga il desiderio di coloro che lo temono, ascolta il loro grido e li salva» (Sal 145, 16.19). E’ d’allora che l’uomo tenta d’accaparrarsi il pane a sbaffo, anche per domani, anche dopodomani: «Signore, dacci sempre questo pane!» (cfr Gv 6,24-35).

La risposta, però, non è un divano-letto – “Sì, eccolo qui!” – ma la cartina di un viaggio da percorrere assieme: «Son io il pane della vita». D’allora credere è mangiare-Pane a più non posso, tutte le volte che posso, finchè potrò e non imparare delle dottrine a memoria. E’ accettare di farsi una trasfusione in piena regola: il pane al posto del sangue. Più quel Pane entra dentro di me, più rinvigorisce il mio vigore. A piccole dosi: vietato ingozzarsi. Giorno dopo giorno, un pane al giorno. Per questo qualcuno, nel corso della storia, è vissuto solo cibandosi dell’Eucaristia: mica è metafora, è che l’appetito viene mangiando.

Commento a cura di don Marco Pozza
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