Lettura del Vangelo e commento del testo che la liturgia propone per lunedì 4 novembre 2024.
Trascrizione automatica (non rivista) generata da Youtube e “corretta” tramite IA.
A tutti un buon lunedì e un buon inizio di settimana. Perdonatemi se in questi due giorni non ho pubblicato il commento al Vangelo, ma sono state giornate un po’ intense dal punto di vista pastorale e davvero ho fatto fatica a trovare un momento per provare a condividere qualche pensiero.
Riprendiamo, speriamo con un certo ordine. Ascoltiamo il Vangelo di oggi, lunedì 4 novembre.
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Dal Vangelo secondo Luca:
“In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che lo aveva invitato: ‘Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti’.”
Testo molto breve, ma che merita una parola di introduzione. Noi, in questi giorni, celebrando la solennità di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti, abbiamo un po’ perso la lettura continua del Vangelo di Luca che stavamo facendo.
Gesù è stato invitato a pranzo da un fariseo, e questo diventa per Gesù occasione per alcuni insegnamenti. Uno di questi è proprio quello che abbiamo letto nel Vangelo di oggi. Gesù nota che andare a pranzo è una sorta di status symbol, cioè potere invitare persone di un certo rilievo, poter avere ospiti illustri a tavola, essere invitati tra i primi, poter sedere in un certo posto a mensa. Sono tutte cose che non hanno a che fare semplicemente con la nutrizione, ma dicono il tuo status, esprimono il tuo prestigio.
Cioè, se sei uno che, se invita un politico importante, il politico viene a casa tua, beh, vuol dire che sei uno che conta. E se magari a questo banchetto, dove c’è qualcuno importante, vieni invitato dal padrone di casa a sedere al tavolo dove c’è l’ospite illustre, beh, allora tu sei uno che conta. E se vieni invitato da qualcuno, beh, puoi anche immaginare che tu, prima o poi, gli dovrai restituire il favore.
Insomma, essere invitati a tavola comporta tutta una serie di giochi, potremmo dire, proprio di identità. Essere invitato da qualcuno significa acquisire un’identità, essere riconosciuto, avere un riconoscimento quanto al tuo prestigio.
Nel testo di oggi si dice che una delle cose che si usa fare è: “Se io ti invito, tu inviti me”. Anzi, potrei anche cercare di fare una serie di inviti perché io ci tengo ad andare a casa di quello, da farmi degli amici comuni, e cerco con i miei inviti a pranzo e a cena di entrare nei giri che contano.
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Invece, Gesù dice: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare amici, fratelli, parenti o ricchi vicini perché così a loro volta ti invitino e tu possa avere il contraccambio”.
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