ENTRO IN PREGHIERA
Trovo la pace. Penso che mi sto mettendo alla presenza del Signore. Chiedo ciò che mi serve oggi per la mia vita spirituale. Invoco lo Spirito Santo con la preghiera:
Dio nostro,
Padre della luce,
tu hai inviato nel mondo la tua Parola
attraverso la legge, i profeti e i salmi,
e negli ultimi tempi
hai voluto che lo stesso tuo Figlio,
Parola eterna presso di te,
facesse conoscere a noi te, unico vero Dio:
manda ora su di noi lo Spirito Santo,
affinché ci dia un cuore capace di ascolto,
tolga il velo ai nostri occhi
e ci conduca a tutta la verità.
Te lo chiediamo per Cristo,
il Signore nostro benedetto nei secoli dei secoli. Amen.
_ (Bose)_
Cerco la pace, mi concentro sul fatto che sto per incontrare il Signore, chiedo perdono dei miei peccati e mi dispongo a perdonare di cuore il male subito. Chiedo al Signore una grazia che sento particolarmente importante per la mia vita spirituale.
LEGGO IL TESTO
Leggo il brano con calma, lo rileggo. Mi soffermo su ciò che più mi colpisce. Ripeto la frase o l’espressione che sembra parlare oggi a me. Cerco di immaginare la scena, e immagino me stesso nella scena. Ascolto ciò che provo, le consolazioni che nascono e le desolazioni.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
COSA DICE IL TESTO
Posso leggere il breve commento oppure guardare il video allegato
Il ciclo delle letture di avventi ci fa fare una sosta per celebrare la festa di sant’Andrea.
La prima cosa che balza all’occhio della chiamata dei primi discepoli è che stanno lavorando. Se cerchi su google “vocazione”, probabile che ti esca l’immagine di un giovane o di una giovane in ginocchio, a pregare, in una cappellina molto bella o in un ambiente naturale bucolico.
Chissà perché abbiamo in testa che “vocazione” voglia dire questa cosa qua: un ambiente molto carino, un distacco dal mondo, una pace interiore, un sottofondo musicale dolce. Invece Gesù chiama i primi discepoli mentre sono sporchi di pesce, sudati, stanchi dopo una notte di lavoro.
E tra l’altro chiede ai suoi di diventare “pescatori”: li chiama mentre stanno pescando per tornare ad essere pescatori.
Gesù non ci chiede di estraniarci dalla nostra vita, non ci propone diversivi, non ci offre vacanze: la sua parola ci permette di rileggere con occhi nuovi le cose di tutti i giorni. Lasciare tutto non può essere una fuga, ma disponibilità a stare nella realtà più disarmati, avendo come una ricchezza la parola di Gesù. Se lasci tutto, ma ti trascini dietro te stesso, puoi anche essere in capo al mondo, ma il vangelo non cambia nulla nella tua vita. Se lasciare tutto è fatto per fare qualcosa di originale, prima o poi rivuoi indietro tutto. Lasciare tutto non è questione di luogo, ma di cuore. Non siamo invitati a scappare, ma a rimanere radicalmente nella storia.
COSA MI DICE IL TESTO?
Cerco di applicare alla mia vita quanto letto e meditato. Posso farmi aiutare dalle domande che seguono, oppure da altre che sono sorte durante la preghiera
1) Come vivo le mie occupazioni quotidiane? Sono una “distrazione” per incontrare Dio, oppure ho coscienza che sono il logo dell’incontro?
2) Mi sento più un “super-eroe” che lascia tutto, ma forse non se stesso? Mi sento più frustrato, perché alla fine lascio poco o niente? O mi sento nella gioia, per quello che ho trovato (e ciò che lascio è un problema marginale ed è solo una conseguenza)?
COLLOQUIO
Termino rivolgendomi al Signore, esprimendo quello che più mi sta a cuore, parlando con lui da amico a amico, da figlio a Padre.
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