Sembra di tornare all’inizio della Quaresima, alla prima domenica, con le tentazioni: “Se sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre divengano pane”. Non è la stessa logica della frase di Giuda? “Perché questo spreco? Trasforma le rocce in pane, sfamati e sfama gli uomini!”. Da una parte le azioni belle, delicate, gratuite, e dall’altra parta l’efficientismo di chi vuole fare cassa, anche con Dio.
Sarà la stessa battaglia che si consuma sulla croce: “Scendi dalla croce, e ti crediamo! Che ce ne facciamo dell’amore? Salvati la pelle, e allora saremo disposti a crederti”. Si tratta della battaglia più dura da vincere, siamo di fronte alla regina di tutte le tentazioni. La logica di Giuda si nasconde più o meno profondamente in tutti noi, e da qualche parte vorremmo un Dio severo ma giusto, che premia i buoni e castiga i cattivi, che se lo preghi ti protegge e se non credi in lui ti punisce, che ti permette di appartenere al gruppo dei buoni se fai parte della cerchia di chi fa delle pratiche religiose, e ti distingue dai cattivi che invece non lo fanno.
Si può arrivare alla contraddizione: odio perché qualcuno non accetta i dogmi del messaggio di Gesù che dice “non odiare”, giudico perché qualcuno non accetta la morale del non giudicare, per difendere il messaggio dell’amore arrivo ad attaccare e denigrare, per salvaguardare la croce come simbolo la contraddico con il risentimento.
E’ la battaglia più dura: arrendersi alla delicatezza e alla debolezza della croce. Allora il cuore cambia, perché l’esistenza inizia ad assumere i tratti del dono. Cambiano gli occhi, perché la vita smette di essere un campo di prove di forza, e inizia a diventare manifestazione della grazia.
Cambiano le nostre relazioni, perché costruite su un amore solo apparentemente più debole, ma in realtà fortissimo. Forse, quando questa metamorfosi della debolezza della croce sarà compiuta, cambierà la storia, la società, a partire dalla chiesa, che potrebbe diventare sempre di più trasparenza della grazia.
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