Lettura del Vangelo e commento del testo che la liturgia propone per il 22 novembre 2024.
Trascrizione automatica (non rivista) generata da Youtube e “corretta” tramite IA.
Un caro saluto a tutti. Ci mettiamo in ascolto del Vangelo di oggi, venerdì 22 novembre.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano. Diceva loro:
«Sta scritto:
“La mia casa sarà casa di preghiera.
Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladri”».
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Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire, e così anche i capi del popolo. Ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
Molto sintetico il racconto della cacciata dei venditori del tempio nel Vangelo di Luca, ma molto, molto importante e significativo.
Anzitutto, si parla di casa di preghiera definendo il tempio. Teniamo presente che non è un tema banale nell’evangelo di Luca. Luca è l’evangelista che, con maggiore frequenza, ci mostra Gesù raccolto in preghiera: Gesù che prega, che si ritira nel segreto e nel silenzio per incontrare il Padre.
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Oh, intendiamoci un attimo: questi venditori che Gesù caccia, di per sé, non stanno facendo nulla di male. Il tempio era il luogo – a differenza della sinagoga – in cui si facevano i sacrifici. Nella sinagoga si andava per ascoltare la Bibbia; nel tempio si andava per fare i sacrifici.
Però, voi capite che uno, partendo da 100 km dal tempio, non si poteva portare dietro la capra o i colombi per il sacrificio. Che cosa si faceva? Si andava nel tempio e lì si acquistavano. Normalmente, all’ingresso del tempio, c’era chi ti vendeva gli animali per il sacrificio. Inoltre, nel tempio non si potevano usare monete che non fossero la moneta pura del tempio. Quindi era abbastanza normale che all’ingresso ci fossero cambiavalute, ossia coloro che ti davano la valuta del tempio.
Tutto normale, insomma. Tutte cose che servivano per il culto. Se ci pensate bene, non è strano: anche noi, in chiesa, mettiamo i lumini e lasciamo un’offerta. Va bene, se vuoi fare una piccola offerta per un lumino, per qualcosa che ricordi la tua preghiera: te lo fornisco, fai un’offerta e hai tutto ciò che ti serve per il tuo momento di preghiera.
Che cos’è, allora, che denuncia Gesù? Gesù denuncia che questo indotto del tempio – compro, vendo, organizzo ciò che serve per il culto – diventa più importante dell’incontro con Dio nel tempio.
Guardate che non è remota una fede dove l’indotto della fede diventa più importante della fede stessa. Sì, cioè credo in Dio, per l’amor del cielo, non è che divento matto. Ma magari mi piace da morire fare catechismo coi bambini, e diventa più importante per me fare un’attività educativa che la fede in Dio.
Penso anche a chi fa il mio mestiere – tra virgolette, non è un mestiere fare il prete, è un modo di dire. Ma uno può rendere il fare il prete un mestiere: la fede c’è, più o meno, però si fanno tante cose, lavori, attività che piacciono, che attirano, che interessano. Si può persino arrivare a usare la fede per coprire dei buchi nella nostra umanità.
Quante volte l’ho detto: “Non ho troppi amici, ma l’oratorio sì, va bene, ingoiamo anche questo rospo”. Ma la fede? Io vivo dell’indotto della fede, lì ho il mio giro di relazioni.
Spesso noi investiamo sulla qualità delle relazioni che creiamo attorno alla fede. Va bene, perché se poi uno si trova bene, magari viene. Non c’è nulla di male, ci mancherebbe. Il problema sorge quando l’indotto della fede diventa più importante della fede stessa.
Potrebbe anche essere un ritorno emotivo: ci guadagno, mi fa stare bene. Non mi interessa tanto la persona di Gesù; faccio solo ciò che mi fa stare bene.
Riesco a farmi capire? Non sono cose sbagliate: i venditori all’ingresso del tempio facevano un servizio per il tempio. Il problema è quando l’indotto diventa più importante del cuore del tempio.
Alla fine, il tempio diventa un mercato. E così, alla fine, la mia vita di fede diventa qualcosa che mi fa ottenere un indotto: relazioni, fama, calore umano, piacere, consolazione, che diventano più importanti del Signore stesso. Ed è qui che iniziano i problemi.
Allora, ecco l’importanza di purificare la nostra fede. Va benissimo l’indotto: bene se viviamo in un oratorio dove ci troviamo bene; bene se facciamo i preti e facciamo tante cose che ci piacciono. Il problema è che l’indotto non diventi più importante della persona di Gesù, perché quello sarebbe un grande problema per la nostra vita di fede.
Grazie per questo momento che abbiamo condiviso. A tutti, di cuore, auguro un buon venerdì.
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