Lettura del Vangelo e commento del testo che la liturgia propone per il 19 gennaio 2025.
Il commento di Don Manuel Belli sul brano del Vangelo di Giovanni narra le nozze di Cana. Belli interpreta l’episodio non solo come un miracolo, ma come un simbolo della festa e della gioia che Dio desidera per l’umanità, contrapponendolo all’idea di un Dio severo e distaccato. Si sofferma sul significato del “vino buono”, collegandolo alla Pasqua e alla Resurrezione di Gesù, e sottolinea l’importanza della celebrazione e della condivisione nella vita cristiana. Infine, analizza la risposta di Gesù alla madre, interpretandola alla luce del contesto narrativo e teologico del Vangelo di Giovanni.
Buona domenica a tutti, ci mettiamo in ascolto del Vangelo che la liturgia ci regala in questa seconda domenica del tempo ordinario. In questo tempo leggeremo il Vangelo di Luca, ma in questa seconda domenica la Liturgia ci fa leggere l’episodio delle nozze di Cana, cioè uno degli episodi del Vangelo di Giovanni con cui Gesù dà inizio al suo Ministero.
Ascoltiamo dal Vangelo secondo Giovanni.
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In quel tempo vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenente ciascuna da 80 a 100 litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”. E le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiata l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto, il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua, chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
È un testo molto breve, ma si capisce perché l’evangelista Giovanni è sempre stato simbolizzato con l’aquila, perché ci fa fare questi voli enormi. Vale la pena dire una cosa dal punto di vista storico: il Vangelo di Giovanni, con ogni probabilità dei quattro, è l’ultimo a essere stato scritto, e non vuol dire che è meno storico degli altri. A volte si sente dire questa cosa, ma vuol dire che ci racconta la storia di ormai quasi 50 anni, con cui i cristiani continuano a tornare nella preghiera, nella meditazione agli episodi di Gesù. Allora non ci regala solo il fatto, a parte che non lo fa nessun evangelista, tutti mettono già la rilettura di fede che la comunità ne fa, ma qua ci mette, ci regala 50 anni di preghiera e di contemplazione della comunità cristiana che torna sui fatti di Gesù, li comprende meglio, li comprende alla luce del grande progetto che Dio ha rivelato nella scrittura e che arriva al culmine nella persona di Gesù.
C’è una seconda osservazione che che mi viene da fare. Perdonatemi il riferimento poco colto, ma qualche anno fa un comico, Max Angioni, aveva fatto uno sketch sulle nozze di Cana a un talent show e qualcuno aveva detto che gli risultava anche un po’ blasfemo. Adesso non voglio entrare in questa discussione, ma diceva una cosa che secondo me non era sbagliata, cioè diceva: “Ma possibile che il figlio di Dio inizia i suoi segni”, perché qua si dice che è il primo dei segni, “dando del vino?”. Lui usava la battuta: “Con un open bar”.
È vero, era uno sketch comico, potrebbe infastidire che uno faccia comicità sul Vangelo, ma guardate che ha colto una cosa non sbagliata. Ma come? Sette segni, perché l’evangelista Giovanni ci racconterà sette segni e il primo non guarisci, non cambi la vita di nessuno, non placchi una tempesta, non dai da mangiare agli affamati, semplicemente permetti che continui una festa. Ma non è un po’ poco per il figlio di Dio? Eppure è proprio bella questa cosa. Il primo segno che Gesù fa permette a una festa di continuare. Dio non è geloso della festa degli uomini e questa è una cosa meravigliosa. Dio non è geloso della festa degli uomini. Non sarebbe stata la fine l’assenza di vino, non ha guarito nessuno, non ha cambiato nulla, ha permesso che una festa continuasse. La festa non è una dinamica banale per la vita dell’uomo: noi desideriamo la festa, la nostra vita non può essere continuamente giorno feriale, non reggeremmo.
Abbiamo bisogno di riposo, ma di più abbiamo bisogno di festa. Voi pensate cosa sarebbe un matrimonio, una laurea, un momento importante nella vita senza condividerlo con nessuno. Ma pensate anche un momento molto bello della nostra vita, un viaggio. Se poi non ho un momento celebrativo, cioè non c’è un momento in cui lo festeggio, lo condivido, lo racconto con gratuità, questo momento diventa molto brutto. La… della festa ne abbiamo bisogno perché il modo con cui noi godiamo davvero della vita è un momento gratuito dove celebriamo la vita.
Ecco, Gesù ce li concede questi momenti. Non solo sembra che Dio in lui voglia far continuare la festa degli uomini, sembra dirci: “Guardate che avete di… avete davvero possibilità di festeggiare davvero, io, Dio, sono alleato della vostra festa davvero, c’è qualcosa da festeggiare davvero, questa vita che voi vi trovate tra le mani non è un caso ma è un dono e merita di essere festeggiato”. Ecco, “io sono l’autore di questa vita e voglio festeggiare con te”, sembra dirci il Signore. Guardate che a volte potrebbe nascere nel nostro cuore una sorta di idea di un Dio invidioso, geloso, non desideroso della festa degli uomini. E a volte, come singoli, come comunità, può darsi, no, che: “Ah, attenzione, la regola, la disciplina, l’ordine”.
Vero, sono tutte cose importanti, però ricordiamoci che Dio vuole che l’uomo abbia il cuore in festa. Dio non vuole il grigiore nella nostra vita e il primo segno che Gesù compie è un segno festivo, quasi a dare l’intonazione di tutti gli altri: “Guarda che tutto quello che verrà in questo testo serve per accendere in te la festa”. Proviamo a sottolineare alcuni altri dettagli di questo testo così molto, molto bello. Anzitutto la… guardiamo la risposta di Gesù: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Qua, sapete, la simpatia di noi preti si spreca, nel senso, se avessi detto così a mia mamma, chissà cosa mi sarebbe successo, perché sembra quasi una risposta scortese, no, questa di di Gesù.
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In realtà, la madre Maria, certamente dal punto di vista storico, ma in realtà è colei che sembra indicare Gesù dal punto di vista letterario, è Maria, ma è la donna sapiente nel Vangelo di Giovanni, la donna con lo sguardo profondo, che vede che manca il vino, manca il vino festivo e sembra intercedere presso il figlio. E Gesù dice: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Fermiamoci brevemente su questo tema dell’ora. Allora, noi qui siamo al capitolo 2, dal versetto 1 al versetto 11 del Vangelo di Giovanni. Se noi andassimo a leggere tutto il Vangelo fino a questo punto, è l’ultimo giorno questo della settimana inaugurale di Gesù, nel senso che l’evangelista ci racconta i primi tre giorni della vita pubblica di Gesù, poi si dice che dopo tre giorni Gesù è a Cana di Galilea, quindi: tre giorni, tre giorni e l’altro è il settimo giorno.
Questo giorno a Cana di Galilea si completa la settimana inaugurale di Gesù. Poi vedremo che l’evangelista Giovanni ci racconta i primi 7 giorni del ministero pubblico di Gesù e gli ultimi 7 giorni, quasi quasi da leggere in parallelo, non è un caso. Allora qua che si raccontino i primi tre giorni, poi si dice: “Il terzo giorno”, e si racconta Cana, è il parallelo della Resurrezione. Qual è il modo con cui Gesù permette che la nostra festa non finisca? La croce e la resurrezione. E tra l’altro, in questo dono, ci lascia il vino, che è l’eucarestia per celebrare la sua Pasqua. Cana è, potremmo dire, la profezia della Pasqua. Cana è il codice per capire la Pasqua.
I primi sette giorni di Gesù sono come l’anticipazione dell’ultima settimana di Gesù e i tre giorni dove non succede nulla e poi Cana, sembrano proprio il parallelo dei tre giorni di Gesù nel sepolcro e poi la resurrezione. Gesù, con la sua Resurrezione, realizza questo sogno festivo di Dio per la nostra vita, riattiva nella nostra vita le riserve di gioia. È molto bello, no, questo parallelo. “Non è ancora giunta la mia ora”, sarà quella l’ora. Questa è l’anticipazione. L’ora sarà quella della Croce. Non è un caso che Gesù nell’ultima cena, al termine dei racconti della cena, dice: “Padre, è giunta l’ora”. E anche la lavanda dei piedi inizia dicendo: “Essendo giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre”. Gli studiosi dicono che la prima parte del Vangelo può… di Giovanni può essere chiamata “Il libro dei segni”, i sette segni con cui Gesù si manifesta. Poi la Pasqua, l’ultima settimana e il triduo pasquale sono “Il libro dell’ora”, perché tutto inizia con: “È giunta l’ora”. Adesso tutto quello che ho anticipato nei segni, arriva a pienezza e Cana diventa davvero fondamentale, no, per capire il linguaggio pasquale di questo momento che che Gesù ci ci mostra. Gesù ci permette di continuare con il vino festivo: devi aspettare la Pasqua per comprendere che cosa significa. Ed è molto bella… Sono tante, no, le simboliche interessante.
Questa idea delle giare di acqua si prestano a tanti livelli, no? Gesù fa passare la nostra vita da un evento grigio a un evento festivo, lo potremmo leggere a livello antropologico. Tutte le vite degli uomini hanno bisogno di elementi festivi. Si parla di riti di purificazione dei Giudei, Gesù sembra compiere qui le sue profezie. E poi, certamente, c’è un livello propriamente cristiano. Gesù compirà la sua missione proprio con l’ultima grande Pasqua. Sottolineo soltanto una cosa che è davvero un tratto squisito, no, dell’ironia dell’evangelista, con questo maestro di tavola che dice: “Incredibile! Hai tenuto il vino buono alla fine! Che roba bizzarra che fai!”.
Sembra quasi l’urlo di meraviglia, l’urlo di sorpresa del… “Cristiano! Signore, hai fatto bene ogni cosa! Davvero hai tenuto quel vino festivo, che è Gesù, e davvero ci hai fatto una sorpresa, no, nella persona di Gesù”. Ecco, auguro davvero, no, a tutti di cuore che possiamo sentirla questa meraviglia del maestro di tavola: “Signore, hai fatto bene ogni cosa e hai tenuto il vino buono e ce l’hai dato nella persona di Gesù”. Chiediamo questo dono al Signore. O Dio, grande nell’amore, che nel sangue di Cristo versato sulla croce hai stipulato con il tuo popolo l’alleanza nuova ed eterna, fa’ che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele e tutta l’umanità possa bere il vino nuovo nel tuo regno. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen. Il Signore davvero benedica le nostre giornate, la nostra vita e renda davvero festiva la nostra esistenza. Grazie a tutti di cuore e buona domenica.
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