ENTRO IN PREGHIERA
Trovo la pace. Penso che mi sto mettendo alla presenza del Signore. Chiedo ciò che mi serve oggi per la mia vita spirituale. Invoco lo Spirito Santo con la preghiera:
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore. Amen
Cerco la pace, mi concentro sul fatto che sto per incontrare il Signore, chiedo perdono dei miei peccati e mi dispongo a perdonare di cuore il male subito. Chiedo al Signore una grazia che sento particolarmente importante per la mia vita spirituale.
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LEGGO IL TESTO
Leggo il brano con calma, lo rileggo. Mi soffermo su ciò che più mi colpisce. Ripeto la frase o l’espressione che sembra parlare oggi a me. Cerco di immaginare la scena, e immagino me stesso nella scena. Ascolto ciò che provo, le consolazioni che nascono e le desolazioni.
Dal Vangelo secondo Luca 7, 24-30
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».
COSA DICE IL TESTO
Giovanni è lì, sul crinale: è il culmine del Primo Testamento e colui che introduce al Nuovo. Nessuno è più grande di lui tra i nati da donna, ma il più piccolo nel Regno è più grande di lui.
Nel testo di oggi Gesù offre una grande interpretazione della storia della salvezza: con Giovanni si apre una storia nuova. Vorrei però soffermarmi solo su un dettaglio che mi ha colpito e che può aprire a qualche considerazione. Giovanni è grande perché vive in funzione dei più piccoli. Egli è un gigante sia moralmente che teologicamente, ma la sua grandezza è tutta a servizio di ciò che sarà. Grazie al suo ministero, ha saputo fare grandi i peccatori che hanno accolto il suo invito alla conversione. La sua grandezza è tutta sbilanciata sul futuro: non vede praticamente nulla di ciò per cui ha dato la vita.
Ricordo un momento di profonda commozione: stavamo facendo un corso di esercizi spirituali con ragazzi molto giovani. Si trattava di una scommessa: era per ragazzi di 14 anni, non proprio l’età giusta per fare gli esercizi. 24 ore, ma proprio esercizi, in silenzio, con la proposta di 5 esercizi personali di preghiera. La risposta è stata sorprendente. La commozione è venuta dal fatto di sentirmi prete senza fare nulla: solo ero testimone di ciò che accadeva nel silenzio, e dovevo solo favorire il Signore che avrebbe fatto tutto lui. E ho sperimentato quanto può essere bella e grande una vita da persona che fa i preparativi, e poi si ritira, perché possa venire il Signore.
COSA MI DICE IL TESTO?
Cerco di applicare alla mia vita quanto letto e meditato. Posso farmi aiutare dalle domande che seguono, oppure da altre che sono sorte durante la preghiera
1) Mi viene facile ritirarmi, con la certezza che il Signore poi deve fare la sua parte e non posso sostituirmi a lui?
2) Riesco a trovare un equilibrio tra la “resistenza” di chi lavora coraggiosamente e la “resa” di chi sa che non sono nostre le ultime parole?
COLLOQUIO
Termino rivolgendomi al Signore, esprimendo quello che più mi sta a cuore, parlando con lui da amico a amico, da figlio a Padre.
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