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don Manuel Belli – Commento al Vangelo del 14 Ottobre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 11,29-32

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Lettura del Vangelo e commento del testo che la liturgia propone per lunedì 14 ottobre 2024.

A tutti, un caro saluto. Buon lunedì e buona settimana.

Perdonatemi ancora per la qualità del video, che non è per nulla ottima, ma spero davvero a breve di risolvere. In questi giorni sono un attimino preso perché ho un esame, l’esame di abilitazione che dovrò sostenere martedì. Ma poi cercherò di risolvere tutti i problemi arretrati.

Ci mettiamo in ascolto del Vangelo che la liturgia ci regala anche in questo lunedì. Dal Vangelo secondo Luca:

“In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: ‘Questa generazione è una generazione malvagia. Essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno se non il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi, alla predicazione di Giona, si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.’”

Non è un testo semplicissimo, questo in cui si parla di Giona e del segno di Giona, cioè di come e del modo con cui Dio parla all’umanità. Tanto è vero che gli altri Vangeli sinottici ci danno anche un’altra lettura del segno di Giona, cioè insistono su Giona che rimane tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, e questo viene letto come un’immagine della Pasqua di Gesù.

Ma, in realtà, qui, nel Vangelo di Luca, non si fa riferimento ai tre giorni di Giona nel ventre del pesce. Giona stesso, la sua esistenza stessa, è un segno per gli abitanti di Ninive, e Gesù sembra far riferimento non tanto a un episodio della vita di Giona, quanto a Giona stesso, che per Ninive diventa segno della parola di Dio.

Proviamo a capire un pochino meglio: gli abitanti della generazione di Gesù sembrano volere una sorta di idolo, un segno inequivocabile, potente, con cui Dio dovrebbe accreditarsi. Invece, Gesù dice: “Ma guardate che nella storia non è mai andata così. Dio nella storia suscita la carne, la storia di un profeta, perché possa parlare al popolo.”

Giona viene inviato a Ninive non facendo dei grandi giochi di prestigio (perdonatemi questa immagine), ma con la sua parola e con la sua vita. Con la sua vita chiamata ad aderire a Dio, e sappiamo anche le fatiche che ha fatto per aderire alla richiesta del Signore. E con la sua parola semplice, quasi nuda. Se voi andate a leggere il libro di Giona, la predicazione di Giona è quasi scarna: una riga, dice: “Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta.” Sobria, l’esperienza di Giona, la testimonianza di Giona. Così parla Dio agli uomini.

Ma qual è il problema? Il problema non è come Dio parla agli uomini, ma con quale disponibilità gli uomini accolgono la parola di Dio.

Nella seconda parte del Vangelo di oggi si elogiano gli abitanti di Ninive e la regina del Sud. Perché? Perché si muovono, perché hanno desiderio di ascoltare la parola di Dio. Gli abitanti di Ninive sono disposti ad ascoltare Giona. La regina del Sud si fa chilometri e chilometri per andare ad ascoltare la sapienza di Salomone.

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Allora, il problema non è se Dio dà un segno inequivocabile con cui accredita il profeta. Il problema è il cuore degli ascoltatori. Ma tu vuoi ascoltare la parola di Dio? Perché, guarda, che se non la vuoi ascoltare, anche se Dio facesse il più grande dei prodigi, non l’ascolteresti, o rischieresti di interpretarlo male.

Avete presente, l’abbiamo letto pochi giorni fa, quando Gesù guarisce una persona o scaccia un demonio? Chi non ha il cuore ben disposto ed è di fronte a un segno super evidente inizia a dire: “Eh, lo fa in nome del principe dei demoni.” Il problema non è la potenza del segno con cui Dio ti parla. Il problema è se tu stai cercando una parola di Dio nella tua vita. Se tu stai cercando una parola di Dio nella tua vita, Gesù è tutta la parola di Dio a sufficienza. Lui, che non è un profeta, è più che un profeta, è il Figlio stesso di Dio.

Ma se nel tuo cuore vai alla ricerca di un alibi per non credere: “Ma come mi ha parlato Dio non è sufficiente. Un profeta? Siamo sicuri? Siamo certi che sia davvero parola di Dio? Siamo certi della storicità delle parole di Gesù?” Puoi sempre cercare un alibi, sempre ce l’avrai, un alibi possibile nel tuo cuore per non ascoltare Gesù. E allora, Dio, in qualsiasi modo ti parlerà, non lo ascolterai.

Gesù invece è la parola di Dio che si intrattiene tra gli uomini come amici, come dice il Concilio Vaticano II nella costituzione Dei Verbum. Ma la domanda è: “Tu vuoi ascoltarlo, o stai solo cercando un alibi per non voler ascoltare nulla e nessuno?”

Ringraziamo il Signore, perché in Gesù ci ha detto e ci ha dato tutto. C’è la pagina bellissima di Giovanni della Croce che dice: “Guarda che se nella tua vita cerchi qualcos’altro o qualcosa di più che Gesù, offendi Dio, che in Gesù ci ha detto e ci ha dato tutto.”

Ma la vera domanda è: noi siamo come gli abitanti di Ninive e come la regina del Sud, disposti a metterci in cammino per ascoltare Gesù? Il problema non è come Dio ci ha parlato, che è un capolavoro. Come Dio ci ha parlato nella persona di Gesù. Il problema è se nel nostro cuore c’è disponibilità ad ascoltarlo, o siamo sempre alla ricerca di altri modi con cui Dio ci dovrebbe parlare. L’importante è che questi modi non accadano mai, perché in realtà non vogliamo ascoltare.

Invece, che sia davvero oggi occasione per ringraziare il Signore per la meraviglia con cui ci ha parlato in Gesù e per riuscire a comprendere dove nel nostro cuore non c’è spazio per l’ascolto.

Grazie, e buona settimana a tutti.

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