Ciò che avvelena la vita
Il Vangelo della quarta domenica di Quaresima fa riferimento a un episodio molto misterioso dell’Antico Testamento: dei serpenti brucianti mordono gli Israeliti, e l’antidoto che Dio dona al popolo è un serpente di bronzo da guardare. Gesù parla di sè usando questa immagine. Proviamo insieme a comprendere meglio di cosa si tratti: cosa è quel veleno dei serpenti? E perchè un antidoto così strano?
Cosa dice il testo?
- Il contesto: Siamo alla fine del colloquio tra Gesù e Nicodemo è un maestro della legge che va da Gesù di notte. Ha compreso che Gesù viene da Dio, ma non riesce a capire fino in fondo chi sia. La proposta di Gesù si può riassumere così: finché vuoi semplicemente una teoria su di lui, non arriverai mai a capo del suo mistero. La domanda previa da farsi per decifrare il mistero di Gesù è “quanto sono disposto a rinascere a partire dalla sue parole?”. In altri termini: “Cosa sei disposto a perdere?”. I versetti che leggiamo oggi sono la fine del colloquio tra i due.
- Nel primo versetto si fa riferimento a un episodio dell’Antico Testamento. Nel capitolo 21 del libro dei Numeri, il popolo di Israele nel deserto viene morso da serpenti La comparsa dei serpenti velenosi è la conseguenza della tendenza del popolo alla lamentela e alla maldicenza. Il popolo si lamenta, pensa che Dio sia lontano, crudele, che alla fine li sta conducendo nel deserto per farli morire. Questi pensieri sono velenosi: avvelenano la vita, ammalano le relazioni, fiaccano la fiducia, distruggono la speranza. Il sospetto è il veleno più tremendo che possa instillarsi nella nostra vita. Quando Mosè chiede a Dio di liberare il popolo da questi serpenti, Dio chiede a Mosè di fare un serpente di bronzo e metterlo sopra un’asta: coloro che sono stati morsi da un serpente, guardando il serpente di bronzo, non sarebbero morti. Si tratta di un fatto molto misterioso, che ad una prima lettura può addirittura sembrare una magia. L’evangelista Giovanni ci offre una chiave di lettura. Il serpente di bronzo è da una parte uguale ai serpenti che avvelenano il popolo, ma dall’altra è l’unico serpente che innalzato guarisce. Diventa un’immagine della croce: Gesù condivide in tutto il male dell’uomo fino alla morte, ma la sua morte sulla croce diventa l’antidoto al veleno che c’è nella vita dell’uomo. Il popolo mormora e si avvelena perché sente Dio lontano, teme che Dio lo abbia abbandonato, che non gli importi nulla della loro morte. Gesù diventa solidale fino in fondo con la morte degli uomini, condivide tutta la loro esistenza, muore crocifisso a causa dell’odio e del veleno nel cuore degli uomini. Con la sua solidarietà guarisce la paura che Dio ci abbia abbandonati: Dio non ci lascia soli un istante, anche quando lo rifiutiamo. Questa scoperta guarisce!
- Nel Vangelo di Giovanni il tema dell’essere innalzato è molto importante. Per tre volte Gesù annuncia che sarà innalzato: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono e non faccio nulla da me stesso ma, come mi ha insegnato il Padre, così io parlo» (Gv 8,28); «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32); «Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14, che abbiamo letto). Si tratta di uno stile tipico di Giovanni: egli racconta i fatti, ma cerca di scavarli per comprenderli in profondità. La morte di Gesù sembra, per i suoi detrattori, il massimo dell’umiliazione. Ma in realtà si tratta del trono su cui viene innalzato Gesù. Egli infatti è umiliato sulla croce per chi pensa a Dio come un severo giudice. Ma poiché Dio ha tanto amato il mondo, colui che muore per continuare nella logica dell’amore sta in realtà facendo risplendere la gloria di Dio. Dio è glorificato non in logiche di dominio e di potere, ma di amore, e Gesù crocifisso è l’immagine dell’amore.
- Dal veleno della maldicenza, della rassegnazione, dello sconforto, del dubbio, del sospetto non si guarisce da soli. Solo un di più d’amore ci rende capaci di guardare con serenità alla Il più delle volte la cosa più importante non è risolvere tutti i problemi della vita in un giorno, ma conservare un cuore non risentito che ci permetta di fare un passo alla volta. E abbiamo un cuore non risentito quando accettiamo di non essere soli. Dio non ha risolto tutti i problemi dell’uomo con l’incarnazione e la Pasqua, ma certo ci ha dato il suo giudizio: “Puoi smetterla di pensare che sei solo e abbandonato!”. Egli ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione e per questo possiamo conservare nel cuore la letizia di chicomprende di non essere più solo. Il passo successivo non può che essere il nostro: non è che Dio ci condanna, ma se ci chiudiamo all’amore, il veleno del risentimento continuerà ad avere la meglio su di noi. Se Dio ci offre la luce, ma noi preferiamo le tenebre, ci stiamo condannando alla tristezza. Dio non può che prenderne atto, e fare di tutto per conquistarci.
Cosa mi dice il testo?
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto…». C’è veleno oggi nella mia vita, come nel deserto quando Mosè innalzò il deserto? Cosa mi sembra oggi avveleni la mia esistenza?
«Dio ha tanto amato il mondo». Sosto qualche istante in contemplazione del Crocifisso. Lo fisso senza dire nulla. Domando nel cuore il dono di saper riconoscere in profondità quanto sono amato/a e di saper corrispondere a tale eccesso d’amore.
«Chi non crede è già stato condannato». Quali parti della mia persone e della mia storia mi sembrano più restii ad accogliere la salvezza? Dove la vita mi fa ancora male e il veleno del risentimento è più forte? Quali pezzi della mia storia devo esporre con più intensità alla forza salvifica della croce?
Colloquio
Mi rivolgo al Signore parlando a tu per tu: gli presento i miei pezzi più avvelenati, domando perdono e chiedo il dono della guarigione. Esprimo gratitudine per quanto sono amato, e chiedo la capacità di corrispondere a tanto amore. Chiedo al Signore di non avere paura del suo giudizio, ma domando con forza di essere raggiunto dal suo sguardo d’amore. Contemplo la croce senza dire nulla.
Fonte: il Canale YouTube di don Manuel
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