Quando Gesù confonde i sapienti e anche noi
Solo. In questo brano del Vangelo di Marco Gesù è solo, nonostante la folla che lo circonda, tanto che, nella casa, non riuscivano più neanche a muoversi.
Gesù da un lato è assediato dagli scribi, quelli di chiesa, i gran teologi che lo accusano di essere indemoniato; dall’altro viene tacciato dai suoi, quelli di famiglia, quelli che lo amano, di essere un pazzo. Come si sarà sentito schiacciato da tanta incomprensione, quanta pena gli avrà riempito il cuore?
Lui, accusato dagli scribi di essere posseduto da Belzebul, letteralmente “il signore delle mosche” o “dei letamai”; e, contemporaneamente e proprio da chi gli voleva bene, scusato per essere fuori di testa…
Nessuno capisce chi è questo Gesù così fuori dagli schemi, così imprevedibile e arreso: gli si rimprovera di non essere come ce lo siamo immaginato, come vorremmo che fosse, è un Messia che non aderisce all’idea che ci siamo fatta di Lui. D’altra parte cosa ti vuoi aspettare da un Dio che sceglie di farsi carne di bambino, di misurarsi con le fragilità dei suoi figli, di mescolarsi a loro fino a morire come ognuno di loro?
Difficile da capire, da accettare, meglio considerarlo un po’ scemo. Quante volte anche per noi è incomprensibile la meravigliosa stoltezza di Dio: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» (1Cor 1,27).
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