Storie di donne nella Bibbia
Quando pensiamo ai racconti biblici, troppo spesso il nostro immaginario è prevalentemente maschile. In verità, in ogni storia c’è sempre un rimando femminile che non fa solo da coreografi a ma ne rappresenta molto spesso la chiave di lettura vincente; infatti, le donne della Bibbia sembrano le più “affidabili” nel realizzare la Storia della Salvezza. In questo testo sono raccolte alcune riflessioni che Luigi Maria Epicoco ha dedicato proprio a loro, le “affidabili” di Dio.
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“Noi sappiamo dare un nome e un cognome a tutti i protagonisti della nostra solitudine, della nostra rabbia, ma il Vangelo ci ricorda che il problema è innanzitutto in noi. Mentre Marta si chiede che cosa deve fare, Maria fa qualcos’altro. Maria cerca risposta a un’altra domanda: che senso ha quello che sto facendo? Non basta che facciamo qualcosa se non ci domandiamo che senso abbia ciò che stiamo facendo. Se perdi di vista il senso delle cose che stai facendo, quel fare ti esaurisce, ti toglie tutto e ti fa sentire solo e arrabbiato. Ecco perché te la prendi con Dio. Gesù risponde a questa donna dicendo:
«Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose…». Che cos’è la preoccupazione? Ce lo dice la parola stessa: preoccupare, cioè io mi occupo prima di quello che sta per accadere. Mi occupo in anticipo delle cose che devo fare, quindi mi avvantaggio. Il corrispettivo sano della preoccupazione è l’occupazione. Non dovremmo preoccuparci, dovremmo occuparci. C’è una frase che viene spesso ripetuta: “Io non ho bisogno che tu ti preoccupi di me, io ho bisogno che tu ti occupi di me”. Qual è il risultato della preoccupazione? La preoccupazione ci fa vivere alienati: siamo qui ma con la testa siamo altrove.”
(Da L. M. Epicoco, “LE AFFIDABILI, Storie di donne nella Bibbia”, TAU Editrice, pp. 40-41)
“Ciascuno di noi vive con protagonismo la propria esistenza, ma è costellata di persone che la riempiono di significato. Quando un bambino è molto piccolo, il protagonismo è dei genitori. Sono loro a tenerlo in braccio, a fare qualcosa. Ma, man mano che un bambino cresce e diventa autonomo, sembra prendere le distanze dal padre e dalla madre. In realtà, per tutta la vita, quel bambino, che diventerà un adulto, capirà qualcosa di se stesso perché ha delle persone che gli vogliono bene e che gli fanno da fondale. Se togliessimo questo fondale, se in qualche maniera dicessimo che non abbiamo bisogno di persone che ci vogliono bene, ci condanneremmo a non essere significativi. Questo protagonismo evangelico sembra un protagonismo inverso. Nel Vangelo le cose più importanti sono quelle in secondo piano. Quando leggiamo una pagina del Vangelo, la prima cosa che dobbiamo fare non è lasciarci suggestionare dal racconto così come sembra più evidente. Ad esempio, Gesù fa un miracolo e subito tutta la nostra attenzione è concentrata sul miracolo, perché ci sembra la cosa più importante di tutta la scena, ma non è così. Molto spesso il significato del Vangelo è nascosto nei dettagli, nelle cose che non si vedono subito. Per questo, meditare il Vangelo significa fermarsi e cominciare a fare attenzione a quelle cose che normalmente non guarderemmo.”
(Da L. M. Epicoco, “LE AFFIDABILI, Storie di donne nella Bibbia”, TAU Editrice, pp. 76-77)
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