“Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo”.
Prima di andare a vedere la differenza tra le vergini sagge e le vergini stolte vorrei che sostassimo davanti a un dettaglio importante: si può parlare di regno di Dio solo se si “esce” e “si va incontro” allo Sposo. Non esiste un esperienza di fede che coincida con un movimento statico. La vera fede è uscire dalla solitudine del nostro io per andare incontro a ciò che può compiere il nostro vero io.
Quindi tutti quelli che usano la fede e la religione per stare semplicemente bene con se stessi sono automaticamente tagliati fuori da questa pagina del Vangelo. La vita spirituale non è una vaga ricerca di benessere interiore, ma è andare incontro a ciò che può realmente compierci. Solo dopo aver fatto questa debita precisazione possiamo proseguire il ragionamento della parabola che Gesù racconta. Infatti esistono due modalità di prendere sul serio il percorso di fede che Gesù chiama “regno dei cieli”.
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C’è un modo stolto e un modo saggio. Gesù dice chiaramente che arriva un momento della vita in cui tutti entriamo in una sorta di stanchezza invincibile. È quel momento in cui ci accorgiamo che non bastano tutte le nostre forze per essere all’altezza di quello che ci capita. Stolte e sagge si addormentano, ma il segreto delle sagge è nell’aver fatto scorta di olio in piccoli recipienti.
È infatti l’allenamento nelle piccole cose della vita che ci prepara a reggere davanti alle grandi cose che ci capitano. Chi non è stato capace di fare tesoro delle piccole cose non riesce a reggere nemmeno le grandi. È qui il segreto della saggezza.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK | FONTE: nellaparola.it