“«È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo”.
Demonizzare o domandare segni sono i due modi che solitamente usiamo per non comprometterci con le cose. Infatti quando una realtà ci provoca, per difenderci da un qualunque cambiamento, preferiamo immediatamente appiccicarci sopra il bollino del demonio, così che nessuno osi avvicinarsi a quel cambiamento. Oppure domandiamo prove incontrovertibili che ci dimostrino che quella cosa è davvero buona.
In pratica facciamo un uso sbagliato del discernimento. Infatti Gesù nel vangelo di oggi non vuole dirci che il male non esiste o che una cosa vale l’altra, ma che bisogna stare attenti a dire subito bianco o nero senza vedere fino in fondo il frutto delle cose: “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra.
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Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio”.
La regola base del discernimento è usare il buon senso. Molte nostre affermazioni incontrovertibili sono solo la manifestazione di una reazione emotiva, non il frutto di una riflessione ragionevole. Gesù invita a ragionare e ad accorgersi che le cose non sono così come le urlano. Poi aggiunge una raccomandazione proprio riguardo al male.
È possibile scacciare il male dalla propria vita, ma questo non ci mette al sicuro. Infatti quel male può ritornare indietro manifestandosi con più forza di prima. È la stessa logica di un uomo che smette di bere, se poi ricade in una dipendenza sarà molto più difficile uscirne di nuovo.
Ecco perché dobbiamo conservare sempre molta umiltà, e molta vigilanza, e mai dire “questa cosa ormai l’ho superata e non mi riguarda più”.
Fonte: nellaparola.it
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK