<<I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!>>.
Da cosa si riconoscono i discepoli di Gesù? Dal fatto che mangiano e bevono. Penso che questa spiritualità sia rimasta intatta per la stragrande maggioranza di noi cristiani. Ma al di là delle facili battute che possono nascere da considerazioni simili, il vangelo di oggi ci mette seriamente davanti a un grande fraintendimento della fede. Che cosa significa credere? Digiunare e fare orazioni? Se bastasse fare questo per essere credenti, avremmo ridotto la fede cristiana a una semplice tecnica o a una performance da primi della classe. Essere cristiani è sapere che “lo sposo è con noi”.
È da questa presenza che la vita cambia, non semplicemente da quello che siamo capaci di fare noi con i nostri sforzi e la nostra volontà. Ciò non significa che digiunare e fare preghiere sia una cosa sbagliata, ma che il digiuno più prezioso è quello che ci fa digiunare da tutto quello che ci allontana dallo (‘sposo”, e che la preghiera più preziosa è quella che ci fa accorgere che “lo sposo è qui”. Pensare invece di fare delle pratiche religiose pensando che bastino quelle a renderci credenti è un po’ come dire che basta aggiustare quello che facciamo per considerarci anche persone che sono diventate diverse da ciò che erano.
È il cuore che deve cambiare prima ancora delle nostre azioni, perché uno potrebbe anche fare cose giuste ma solo perché ha paura e non perché ha cambiato vita. Ha ragione allora Gesù a dire che: <<Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi>>.
Gesù non ha cambiato le preghiere e i digiuni dei suoi discepoli, ma il loro cuore. Preghiere e digiuni li impareranno a fare correttamente solo dopo aver incontrato questa novità.
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Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5, 33-39
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Parola del Signore