“Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio”.
Se ci fermassimo anche soltanto a contemplare questa indicazione iniziale del Vangelo di oggi, ci accorgeremmo che la preghiera è un tratto decisivo nella vita di Gesù. La preghiera per lui non è semplice ritualità, ma è ossigeno, perché la preghiera di Gesù è relazione con Suo Padre. Gesù non si comporta da supereroe che non ha bisogno di nessuno perché dotato di un super potere che lo rende autosufficiente rispetto al resto del mondo.
Gesù mostra che il suo tratto vincente è nella relazione con Suo Padre, e per questo prega. Inoltre la Sua preghiera non è mai un evento separato dal resto della sua vita ma ne è come la rincorsa: infatti dopo che prega accade o decide qualcosa di importante:
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“Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli”.
Gesù prega per scegliere, prega per decidere, prega prima di agire, prega per capire, prega per affidarsi. E soprattutto la sua non è una preghiera alienante ma una preghiera che sa passare dall’intimità (il monte) alla realtà (la pianura):
“Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie”.
La preghiera non produce solo un effetto in Lui ma anche un effetto sugli altri. È bello ricordarci che la preghiera non agisce solo in chi prega ma anche in chi incontra quelli che pregano. Se ciascuno di noi pregasse seriamente allora cambierebbe la vita anche delle persone che hanno a che fare con noi. In Gesù, ad esempio, è una forza che agisce con potenza su tutti quelli che lo incrociano per un motivo o per un altro:
“anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti”.
Fonte: nellaparola.it
NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK
Ci sono alcuni apostoli di cui la Parola di Dio abbonda di notizie, e altri di cui si sa molto poco o quasi nulla. A questo secondo gruppo appartengono Simone e Giuda che oggi festeggiamo. La domanda vera però è un’altra: cosa è davvero importante nella vita degli apostoli? Le loro gesta, le loro vicende, le opere che hanno compiuto o soprattutto la loro chiamata? In realtà è proprio la chiamata la cosa più interessante della loro vita, perché è proprio a partire da essa che hanno potuto fare poi tutto ciò che poi hanno realizzato: “Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, […] Continua a leggere qui.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK