“Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande»”.
L’atteggiamento di chi crede non può mai essere l’atteggiamento violento di chi vuole impossessarsi di una cosa, fosse anche della verità. La verità, invece, va accolta con la stessa delicatezza con cui si accoglie un bambino. Mi verrebbe da dire che Gesù attraverso le parole del vangelo di oggi ci sta dicendo che solo la tenerezza ci fa abbracciare (comprendere) il Mistero.
Ma questa tenerezza si manifesta innanzitutto nella nostra capacità di farci noi stessi bambini. Si può accogliere Cristo come un bambino solo quando si è disposti a diventare noi stessi piccoli. Questa via di semplicità lungi dall’essere semplicemente una via di semplificazione ingenua. È una via di essenzialità. I bambini sono essenziali, chiamano le cose con il loro nome, non fanno lunghi discorsi, vanno dritto al punto.
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Sanno piangere, sorridere, sanno bene ciò che desiderano, sanno affidarsi, sanno lasciarsi amare, si sentono di qualcuno. Ecco allora qual è il segreto che Cristo ci indica: il farsi bambini come strada che ci libera da tanti fronzoli che da adulti usiamo per sopravvivere ma che ai fini della salvezza sono solo di ostacolo.
Ma il Vangelo di oggi si conclude con una precisazione. È Giovanni che preoccupato riferisce a Gesù: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci». È sempre forte la paura di pensare che “gli altri” possono toglierci qualcosa che è nostro.
A volte basta essere fuori dal nostro giro per essere tagliati fuori non solo dalla nostra considerazione ma anche dalla consapevolezza che Dio ama tutti, anche quelli che da Lui sembrano molto lontani. Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi». (Lc 9,46-50)
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“Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande”. Potremmo scandalizzarci che tra gli amici e i discepoli di Gesù ci siano questo tipo di discorsi, ma chi si scandalizza significa che non conosce la natura umana.
È quasi connaturale a noi il bisogno di essere riconosciuti, di sentirci uno sguardo diverso addosso, di pensare che la nostra vita valga per il posto che occupiamo. Nessuno di noi è immune da queste logiche anche quando sono ben nascoste nelle nostre vite. Gesù ha un antidoto a questo tipo di atteggiamento: “Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande»”. […] Continua a leggere qui.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK