“Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo”. Così Gesù inizia il racconto del Vangelo di oggi, paragonando il regno dei cieli a un gruppo di donne. Questa cosa la dovrebbe dire lunga sulla presenza maschile nel regno dei cieli; ma tornando a parlare seriamente del racconto di Gesù, la faccenda diventa più interessante quando Egli spiega nel dettaglio chi sono queste donne: “Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi”.
Il vangelo non dice che il regno dei cieli è fatto solo dalle vergini sagge. Il regno dei cieli è fatto anche da vergini stolte. Le prime sono quelle più lungimiranti che vivono cercando di portare con sé la scorta di olio, le seconde sono quelle che vivono troppo guardando al presente senza nessuna prospettiva verso quello che potrebbe accadere. E infatti accade che lo sposo fa ritardo (anche se in genere è la sposa colei che fa ritardo ma a Gesù piace rovesciare le nostre convinzioni!).
Questo ritardo sbaraglia tutte, sagge e stolte. Ma all’improvviso risveglio c’è l’amara realtà: le stolte hanno finito l’olio e per andare a comprarlo si ritrovano fuori dalla festa di nozze. Delle volte siamo così presi dal presente che non pensiamo mai al fatto che questa vita è solo l’attesa delle nozze e non le nozze stesse. Quanto siamo miopi. Pensiamo che per essere dentro la storia basta rimanere svegli, ma nessuno rimane sveglio, anche quelle sagge si addormentano.
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Ma c’è qualcosa che rende quelle vergini sagge rispetto alle stolte, la lungimiranza con cui hanno preparato la crisi di quel ritardo e la crisi del sonno. Esse sono pronte anche se vengono sorprese dall’arrivo dello sposo. Hanno fatto scorta, sono allenate, c’è in loro una carta vincente che le altre non hanno: non hanno avuto la presunzione di fidarsi fin in fondo solo delle loro capacità.
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“Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo”. Inizia così la parabola che Gesù racconta nel Vangelo di oggi. Ma prima di addentrarci nel dettaglio del racconto che ci parla di cinque sagge e cinque stolte vorrei che ci soffermassimo sul quel verbo di movimento che Gesù usa per descrivere la postura di chi crede: “uscirono incontro”.
Si è credenti solo nella misura in cui si comprende che la fede non è rinchiudersi in un intimismo autoreferenziale, ma è il coraggio di uscire dal proprio io, dai propri ragionamenti compulsivi, dall’emotivismo della pancia per andare incontro a quella terra interiore che è il cuore e che ha la sua sede esterna nel volto del fratello e della sorella che ci è accanto.
Uscire e andare incontro a noi stessi, al nostro vero io e al volto del fratello e della sorella è ciò che rende visibile il regno di Dio. Ma si può fare questa operazione con la superficialità di chi pensa di avere tutte le forze necessarie, o con l’umiltà di chi fa scorta di ciò che conta. “Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi”.
L’olio in piccoli vasi rappresenta la capacità di capire che la vita spirituale si nutre di piccole cose non di grandi eroismi. Sono le piccole cose di ogni giorno che ci danno la forza di vivere le grandi. Solo così si è pronti per lo Sposo, si è pronti per ciò che conta.
Fonte: fede 2.0
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK