“C’era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c’era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco”.
Quello che può sembrare l’inizio di una storia qualunque, una parabola, è ahimè la trama di una storia che da sempre attraversa il mondo. L’ingiustizia con cui questa parabola ha inizio è tra le cose più scandalose che ancora ci portiamo appresso. Siamo cresciuti, evoluti, tecnologizzati ma i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
C’è chi vive divertendosi splendidamente, e chi sta alla porta a bramare briciole e avanzi per poter sopravvivere. Il vangelo di oggi accende un faro su questo scandalo, ma a differenza di molti lettori superficiali, Gesù e il vangelo non danno mai letture politicizzate della realtà. Gesù è di un realismo estremo nel raccontarci la realtà ma non invita il povero Lazzaro a imbracciare le armi e a prendersi con la forza ciò che non ha.
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Spinge invece a un profondo esame di coscienza chi sta dalla parte del ricco e che non si accorge neppure della sofferenza di Lazzaro. La richiesta di Gesù non è la rivoluzione ma la conversione. È spingere alla guarigione l’indifferenza del ricco epulone. Infatti soltanto una vera conversione di ognuno cambierebbe anche la storia.
Le cose non le si cambia solo perché si cambiano i sistemi. È il cuore dell’uomo l’unica vera grande rivoluzione che potrà cambiare anche la storia. Che è un po’ come dire che se cambio io, ho cominciato a cambiare il mondo. Il vero problema però è che non ho molto tempo, ho solo il tempo che mi rimane di questa vita.
“”Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento”. Abramo disse: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli””.
Che è un po’ come dire: “hanno una testa e un cuore anche loro; che ascoltino quelli e arriveranno a capire ciò che molto spesso non si capisce”.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK