C’è una differenza profonda tra tagliare e potare. Esternamente i gesti sembrano uguali, ma nella sostanza non lo sono. Tagliare è un’operazione di pulizia, un ramo secco viene tagliato per alleggerirlo da un peso inutile.
La potatura invece ha un valore di fecondità, si taglia un ramo affinché porti più frutto. Molte volte nella nostra vita subiamo dei tagli, delle sofferenze, dei dolori che ci tranciano nel vivo dei nostri sogni o delle cose che speriamo.
Ma dovremmo benedire quei momenti perché quelle esperienze non scelte ma vissute, tolgono da noi ciò che è secco oppure ci predispongono a portare più frutto. Nessuno di noi può avere la presunzione di valutare la propria vita guardando i tagli.
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Tu capisci il valore di quel taglio da ciò che produce e non dal taglio stesso. Che è un po’ come dire che non puoi pensare di essere amato o meno in base ai problemi che hai, ma in base a ciò che quei problemi producono su di te. Il dolore o ci distrugge o ci fa diventare migliori.
Essere di Cristo non significa essere al sicuro dai tagli, ma essere certi che tutti i tagli che la vita ci riserva sono potature, cioè tagli per la vita e non per la morte. La croce molte volte ci rende più fecondi anche se ci fa male ammetterlo.
Fonte: Fede 2.0 – Testo condiviso sotto licenza Creative Commons
NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI DON LUIGI
Non abbiamo certamente bisogno del dono della fede per accorgerci di come la vita a volte opera dei tagli drastici che ci segnano in maniera indelebile. La grande domanda che dobbiamo porci però è quanto peso essi hanno nella nostra esistenza. Il Vangelo di oggi sembra voler rispondere proprio a questa domanda: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Gesù sembra dire che non c’è un modo per evitare “i tagli”; la fede non è un portafortuna che ci tiene lontani dalle sventure della vita. […] Continua a leggere qui.