È interessante come il Vangelo di oggi sia raccontato dal suo stesso protagonista. Infatti il Matteo di cui si parla nel Vangelo è lo stesso che scrive il Vangelo e che noi oggi festeggiamo.
“In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì”.
Colpisce la velocità di ciò che accade. In fondo Gesù usa una sola parola, un solo verbo:
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“Seguimi”.
E Matteo non risponde neppure con delle parole, risponde con una decisione. Questo dovrebbe ricordarci che la vera fede non è un ricettacolo di tantissimi ragionamenti e convincimenti. A volte la fede è una sola parola che Gesù pronuncia sulla nostra vita. È la parola decisiva. È la parola che aspettavamo da anni. Chissà da quanto tempo Matteo aspettava qualcuno che lo tirasse fuori dalla sua situazione, da quella vita che aveva scelto ma che non lo rendeva felice.
Chissà a che parte del suo discorso interiore si è collocato quel verbo che lo ha fatto scattare in piedi. Di sicuro rimane come decisivo per noi ricordarci che la prova del nove della nostra fede non la si gioca su quanto abbiamo capito, ma su quanto abbiamo deciso. Chi crede deve prendere delle decisioni per la propria vita. Senza decisioni anche Gesù che ci rivolge la sua parola è abbastanza inutile. Perché come ci ricorda Sant’Agostino:
“Il Dio che ci ha fatti senza di noi, non ci salva senza di noi”.
Matteo quindi da quel banco delle imposte si alza e inizia quello che noi oggi chiamiamo “discepolato”. Questa parola significa una realtà profonda e decisiva nella vita di una persona. Significa avere qualcuno da seguire. Avere una strada, avere una traccia, avere un destino.
Credere è smettere di vivere a caso e cominciare a vivere per un motivo. Con la grande differenza che questo motivo per noi è Qualcuno. Cristo è il nostro destino, è il nome proprio di ogni nostra vocazione qualunque essa sia. Al fondo di tutto ciò che ci compie è nascosto Lui.
NUOVO COMMENTO DI DON LUIGI DALLA SUA PAGINA FACEBOOK
La storia vocazionale di Matteo è raccontata da lui stesso in questo brano del Vangelo di oggi che celebra proprio la sua festa. Matteo è un “misericordiato” per usare una parola cara a papa Francesco, cioè è uno che ha incontrato Cristo al margine di una vita che sembra ormai compromessa nella fama e forse anche nel desiderio.
Gesù passa e lo chiama senza mettere nessuna condizione preventiva. E colpisce anche la velocità di come risponde a questo appello, quasi a suggerirci che quando si incontra qualcosa di vero non bisogna mai tergiversare davanti ad esso. Matteo fa esperienza di una di quelle caratteristiche che fanno innervosire sempre il fariseo che ci abita, la gratuità. […] Continua a leggere qui.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK