don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo di oggi, 21 Luglio 2022

1022

Perché Gesù parla in parabole? È una domanda seria non solo perché la pongono i discepoli nel Vangelo di oggi ma perché forse ciascuno di noi dovrebbe porsi questa domanda per cercare di entrare nella mentalità di Gesù. La parabola è una storia raccontata appositamente per far comprendere una verità.

È un ragionamento fatto con la vita stessa. Infatti ci è più facile capire le cose quando le si vede in azione, e non magari quando fluttuano semplicemente nei ragionamenti. I fatti sono più convincenti delle idee. E così Gesù usa i fatti per introdurci nella mentalità della buona novella del Vangelo. Ma Gesù aggiunge una spiegazione non di poco conto: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono”.

Non è una contraddizione. Gesù vuole dire che c’è un momento nella nostra vita in cui le cose non le comprendiamo e possiamo solo farne esperienza. A chi vive senza comprendere Gesù può aprire gli occhi.

- Pubblicità -

Ma c’è un momento, attraverso il dono della fede, in cui la semplice esperienza viene illuminata anche dalla comprensione, e così da quel momento in poi diventiamo anche infinitamente responsabili: “Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!”.

Vivere senza comprendere il senso ci rende davanti a Dio infinitamente bisognosi della Sua misericordia che arriva nella nostra vita non per condannarci ma per guarirci. Vivere comprendendo il senso ci rende invece infinitamente responsabili, perché la fede è la prima forma di misericordia. È la misericordia degli occhi aperti sulla vita.

Ma da quel momento in poi dobbiamo anche renderne conto.

Fonte: Fede 2.0

Testo condiviso sotto licenza Creative Commons