<<A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?>>. Potremmo subito liquidare il vangelo di oggi dicendo che non ci riguarda molto perché noi certamente non siamo la stessa generazione di Gesù.
Ma basta proseguire la lettura e accorgersi che dopo duemila anni le cose non sono cambiate molto: <<Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! Quanto è difficile provocare la libertà delle persone. Molto spesso è più facile chiudersi in un atteggiamento di indifferenza, o criticare ad oltranza ma solo con lo scopo di non prenderci mai veramente la responsabilità di ciò che ci sta davanti.
<<È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori>>. Il fatto serio della fede è ciò che cambia la nostra vita. Ma la vera domanda è: vogliamo che qualcuno ci cambi la vita?
Se ciò accadesse davvero non saremmo più autorizzati a lamentarci, a vivere di vittimismi, a prendercela con qualcuno. E ho il sospetto che a noi piace moltissimo invece vivere potendo lamentarci, ricoprire il ruolo di vittima e dare la colpa a qualcuno.
Allora da una parte invochiamo cambiamento, ma dall’ altra troviamo mille scuse affinché questo non accada mai veramente. Quindi importa poco se ti trovi davanti all’austerità di Giovanni, o all’empatia di Gesù: nel primo caso dirai che è uno spostato troppo rigido, e nel secondo un buonista a cui piace la compagnia.
A chi mi dice che non va più in chiesa per colpa dei preti o di alcuni cristiani, devo spesso ricordare che in chiesa non si va né per la simpatia dei ministri, ne per la cordialità dei parrocchiani. E se delle volte un buon prete o un buon cristiano sono un formidabile aiuto alla propria fede, è pur vero che ciò che conta quando si ha sete è l’acqua e non la qualità del bicchiere.
Commento a cura di don Luigi Maria Epicoco.
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Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7, 31-35
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Parola del Signore