Ciò che stiamo cercando non è qualcuno che ci spieghi la vita ma qualcuno che ci prenda in braccio. Il Vangelo di oggi lo coglie appieno. <<Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò>>. Chi più di lui sa guardare nel nostro cuore e sa accorgersi che delle volte è abitato da una immensa stanchezza?
Con tutta la buona volontà che possiamo metterci dobbiamo però accettare che nella vita non basta la buona volontà. Ci si può esaurire, non avere più le forze, le motivazioni, la speranza. Sono quei momenti in cui non abbiamo bisogno di un’ altra predica ma solo di una spalla. Ecco perché tra le immagini più antiche rinvenute nelle catacombe cristiane c’è quella di Gesù che porta sulle proprie spalle con una tenerezza infinita una pecorella.
Il cristianesimo è lasciarsi prendere sulle spalle da Gesù e non semplicemente farsi fare da lui una predica. <<Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero>>.
Ecco dov’è il segreto: sapere che non siamo soli con le nostre croci, e quando non ne possiamo più lui invece può ancora e ci porta misteriosamente. È sapere questo che ci rende miti e umili, perché la mitezza è possibile solo per coloro che smettono di difendersi e l’umiltà è possibile solo per coloro che hanno smesso di confidare in se stessi. La sua presenza ci fa abbassare le difese e ci dispone alla fiducia.
Oggi il Vangelo non vuole dirci nient’altro che imparare a salire in braccio al Signore. È solo da quelle braccia che ritroveremo anche la risposta che stavamo cercando e la forza per vivere ciò che sappiamo essere vero. Se a un uomo bastassero solo le idee, allora basterebbe un libro a salvarlo. Ma un uomo ha bisogno di fatti, e finché non ci sono i fatti anche l’idea migliore non è per niente d’aiuto. Sarà questo il motivo per cui la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi.