Nella parabola del Vangelo di oggi Gesù paragona il regno dei cieli a un padrone che esce al mattino per andare a trovare operai da mandare a lavorare nella vigna: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono”.
Perché è un’immagine bellissima? Perché Cristo per far capire cos’è il cielo ci dice che esso è quel posto dove tu servi a qualcosa e non sei inutile. Ed è questo il motivo per cui questo padrone esce più volte durante la giornata e ogni volta trova altra gente e la manda a lavorare, fino ad un’ora prima della fine della giornata: “”Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna””.
L’uomo senza Dio è come un operaio depresso e sfiduciato che passa il tempo ad attendere qualcuno che non arriva, e magari a convincersi che non solo non riesce a fare qualcosa di utile per la sua vita ma, che magari è esso stesso inutile. Per questo Gesù rimprovera quegli operai che alla fine del racconto pensano di aver subito un’ingiustizia solo perché sono stati pagati con lo stesso stipendio degli operai dell’ultima ora.
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Dio non commette ingiustizia nel dare il cielo anche a gente che per tutta la vita si è sentita inutile o non ha fatto nulla di utile, perché non ragiona con le logiche del profitto ma dell’amore. E’ un padrone che non smette di cercarci fino al nostro ultimo respiro per dirci: tu servi a qualcosa, vieni con me! Un padrone del genere non dovrebbe quindi chiamarsi padrone ma padre.
Tutto l’annuncio di Gesù mira a farci comprendere questo: tu pensi di essere sotto un padrone, ma in realtà sei tra le braccia di un padre.
Commento del 2018 – Fonte: Fede 2.0
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK