“Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome”.
Mi piacerebbe che queste parole di Gesù fossero solo parole relegate a un passato ormai trascorso. Che il tempo delle persecuzioni e dei martiri si fosse concluso da tempo. Invece pare che i cristiani siano i più perseguitati al mondo. Ogni anno migliaia di fratelli vengono uccisi, torturati, vessati, costretti a scappare, a lasciare la propria terra, a pagare alto il prezzo di appartenere a Cristo.
In medio oriente molti di loro si fanno tatuare una croce sul braccio affinché se presi da fondamentalisti islamici non abbiamo modo di nascondere il loro essere cristiani magari vinti dalla paura. Ma penso anche a tutte quelle forme di persecuzione bianche, senza spargimento di sangue a cui assistiamo nel nostro occidente laicizzato e politicamente corretto.
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“Ciò vi darà occasione di rendere testimonianza. Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno opporsi né contraddire”.
Queste parole di Gesù ci aiutano a capire che possiamo anche vivere tempi difficili, tempi di persecuzione, ma che possiamo vivere tutto questo tempo senza sentirci in guerra, e sulla difensiva.
È Lui che provvede a difenderci, a dirci, a sostenerci, a fare da baluardo. Capita sovente invece che proprio il clima di tensione e di difficoltà ci faccia vivere un cristianesimo ripiegato, solo difensivo, sempre con la sindrome delle vittime. Credo che un atteggiamento del genere non sia prova di fede ma bensì esattamente del contrario.
Essere di Cristo significa affrontare tutto il mare contro, le tempeste, le prove ma con l’intima certezza che è Lui a combattere le nostre battaglie e che l’unica cosa che possiamo fare è cercare di non perdere la pace, e la letizia di fondo.
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK