don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo di oggi, 11 Luglio 2022

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“Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?”.

Che cosa si guadagna? Sembra così meschina la richiesta di Pietro. Ma in realtà dietro la crudezza di una domanda simile si nasconde una concretezza che non dovremmo mai perdere di vista: la fede non è un passatempo, o è un guadagno o è una perdita di tempo.

Allora se è un guadagno vogliamo capire in cosa consiste. Credo che per questo Gesù non si sottrae a una simile richiesta e risponde: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”.

Il guadagno consiste non in una cosa nuova, ma nella centuplicazione della vita stessa. È avere una vita in cui non più il possesso, ma il gusto delle cose ha la meglio. Perché quando smetti di difendere case, fratelli, sorelle, padri, madri, figli, campi cominci a godere di ognuna di queste cose in un modo nuovo, mai sperimentato prima. E questo perché sapersi di Cristo non ci fa più vivere ostaggio della paura e sulla difensiva, ma ci fa vivere con libertà, intensità e passione.

A tutto questo si aggiunge la vita eterna, che non è semplicemente un’altra vita dopo questa, ma la vita stessa nella sua interezza. Infatti, per definizione, la parola eterna non significa dopo, ma significa sempre. È entrare nella consapevolezza del per sempre di Dio che già coinvolge questo istante del nostro viaggio ma che ancora non ce ne accorgiamo e non ci aggrappiamo.

Senza la spiegazione che Gesù dà oggi nel Vangelo potremmo credere che il cristianesimo è solo rinuncia e sacrificio, ma se un cristiano lascia qualcosa è solo per un meglio. Perdere di vista questo meglio significa consegnarsi a una narrazione cristiana che può far crescere solo frustrazione, non felicità. E questo lo si comprende anche senza pensare al cristianesimo. Basta guardare una madre, un padre, uno sposo, o una sposa che vivono la loro situazione solo come sacrificio: quale felicità possono trasmettere?

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«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». Sembra così meschina la domanda di Pietro del Vangelo di oggi ma in realtà è una domanda seria e carica di senso perché lasciare qualcosa inevitabilmente ci fa fare l’esperienza del vuoto, della mancanza, della precarietà. Noi appoggiamo la nostra vita molto spesso su ciò che abbiamo, e quando molliamo qualcosa del verbo avere, questo non è mai indolore. Pietro sta domandando “che cosa ne faremo della mancanza che si è creata in noi per aver lasciato molte cose?”. Gesù risponde che la contropartita è straordinaria: è riavere quelle stesse cose in una modalità centuplicata: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. […] Continua nella pagina FB

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Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19, 27-29

In quel tempo, Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Parola del Signore.