Tanti dettagli fanno da mappa nel Vangelo di oggi. Il primo dettaglio lo ritroviamo negli occhi di Gesù: <<Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”>>.
Non dovremmo mai dimenticare che l’esperienza del tradimento non è un’esperienza che lascia Gesù indifferente. Non sentirsi corrisposti nell’amore, o peggio essere feriti proprio mentre si ama è una delle ferite più dolorose che un uomo possa vivere. Il Vangelo di oggi ci ricorda che Gesù ha provato un dolore così.
Chi soffre a causa di queste ferite non dimentichi che Gesù lo comprende bene perché c’è passato prima di lui. Ma ciò che colpisce è il totale disarmo con cui vive questa esperienza. Il dolore in Gesù non si trasforma mai in rabbia. È come se egli ci ricordasse che abbiamo tutti il diritto di soffrire ma che dobbiamo stare attenti a non trasformare mai il dolore in rabbia, perché la rabbia è male fatto a se stessi e agli altri.
La doppia lezione che ci lascia è immensa: mai censurare le lacrime (il dolore), e mai lasciare che quelle lacrime vadano a male (rabbia). Il secondo dettaglio è nell’intimità che Giovanni crea con Gesù: <<Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: “Di, chi è colui a cui si riferisce?”. Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?”>>.
Se la nostra vita spirituale non diventa capacità di entrare in intimità con Cristo, essa non risponderà mai veramente alle domande che ci portiamo dentro. Imparare a pregare non è imparare delle parole ma imparare un atteggiamento. È saper reclinare il nostro capo sul petto di Gesù. Solo allora capiremo le cose in una maniera nuova.
Il terzo dettaglio è nell’intimità che Gesù stabilisce con Giuda: <<Rispose allora Gesù: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”. E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone>>.
Essere in intimità con Gesù non è una garanzia, è una condizione di responsabilità.
Commento di don Luigi Maria Epicoco al Vangelo di Gv 13, 21-33. 36-38
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