don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del Giorno – 4 Aprile 2020 – Gv 11, 45-56

Il clima attorno a Gesù si sta facendo sempre più teso. I passi del Vangelo ci stanno indicando che ci stiamo avvicinando alla Settimana santa.

<<Allora i sommi sacerdoti  e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così,  tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno  il nostro luogo santo e la nostra nazione” >>.

Il ragionamento che i sommi sacerdoti e i farisei fanno segue una logica molto umana. Proprio perché molto umana questa logica non considera la parte più interessante del discorso. Infatti sembra che “i segni” che Gesù compie non riescano nel loro cuore a indicare nulla se non la preoccupazione per i Romani.

Quando si ha paura tutto diventa nemico, anche ciò che potrebbe aiutarci. Nella natura più profonda un segno serve ad indicare qualcosa. Quando si teme il peggio non si guarda più verso dove un segno indica, ma ci si vuole solo sbarazzare del problema. Mi torna alla mente quel meraviglioso romanzo scritto da Alessandro Manzoni, I promessi sposi.

Tutta quella storia in realtà poteva risolversi all’inizio se soltanto don Abbondio avesse dato retta alla sua povera serva, Perpetua, che gli aveva suggerito di dire subito ai superiori l’ingiustizia a cui gli scagnozzi di don Rodrigo volevano costringerlo.

Ma a noi le cose semplici non piacciono. A noi piace sempre complicare le cose. Accogliere Gesù è semplice, e proprio per questo ci risulta difficile, specie a chi come noi è sempre un po’ complessato, esattamente come gli scribi e i farisei.

E nei complessi vince sempre la paura non il buonsenso. <<Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli>>.

Quando c’è un clima di paura così, Gesù non può far altro che aspettare. Quando ti fai dominare dalla paura Gesù non lo vedi più. Sa benissimo che la paura farebbe fuori lui per primo.

Commento di don Luigi Maria Epicoco al Vangelo di Gv 11, 45-56.

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