don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del Giorno – 27 Marzo 2020 – Gv 7, 1-2. 10. 25-30

«Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia»».

La scontata logica con cui alcuni nel Vangelo di oggi si interrogano su Gesù, assomiglia molto a certi nostri ragionamenti che suonano più o meno così: se una cosa è davvero sensazionale allora deve stupirci, se è invece davanti ai nostri occhi allora non è nulla di speciale. Siamo infatti convinti che le cose che contano nella vita ci arriveranno con qualche effetto speciale, ed è questo il motivo per cui ignoriamo .invece ciò che c’è nella vita, perdendoci nella maggior parte dei casi le uniche cose che davvero contano.

Infatti capita molto spesso di constatare quanto siamo stati stupidi a non accorgerei di cose che abbiamo sempre avuto accanto, e ce ne accorgiamo solo troppo tardi o nel momento in cui le perdiamo. Gesù è troppo “normale” per poter essere il figlio di Dio. È lo scandalo della sua umanità la cosa che impedisce a queste persone di ritenerlo il Cristo.

Solo dopo ripenseranno a questa sua normalità come la cosa più straordinaria che Dio si è inventato per venire incontro a ciascuno di noi. Questo è il motivo per cui il tentativo di Gesù stesso di spiegare questa cosa risulta quasi inutile: <<Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato>>.

La reazione della gente non è la conversione ma il rifiuto, esattamente come mi capita spesso di dire alle persone che incontro e che stanno cercando “qualcosa” che dia sapore nuovo alla loro vita. A costoro dico: ciò che stai cercando è esattamente dove sei, con chi sei e quello che fai. Delusi e urtati se ne vanno. A Gesù è andata peggio. «Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora».

Commento di don Luigi Maria Epicoco al Vangelo di Gv 7, 1-2. 10. 25-30

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