La storia di Dio è una storia che si mescola con quella degli uomini. Le cose di Dio infatti non sono astratte, sono invece le cose al fondo di quelle che ci toccano in prima persona. Quello che Dio fa è sempre al fondo della cronaca che tutti noi viviamo.
È così anche per Giovanni Battista che per la cronaca dobbiamo dire si trova ai suoi ultimi giorni di vita. È stato imprigionato e sappiamo che con un colpo di spugna geniale e malvagio da lì a poco sarà fatto fuori. È difficile rintracciare l’opera di Dio in mezzo a episodi di cronaca nera come quelli che riguardano Giovanni Battista, ma la sfida della fede è credere profondamente che la luce e il buio non sono contrapposti, ne equivalenti.
Al fondo di ogni buio Dio ha nascosto una luce che molto spesso non la si vede subito e con facilità, ma che certamente c’è. Gesù reagisce al buio che sta devastando la vita di Giovanni Battista con un doppio atteggiamento: “Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea” (…) “Da quel tempo Gesù cominciò a predicare”.
Da una parte sembra quasi intimorito da quello che sta accadendo ma dall’altra parte sembra spronato a dover fare Lui qualcosa in prima persona. Sembra quasi che Gesù mostri davvero il doppio atteggiamento che c’è nel cuore di ogni uomo: l’umana paura, ma anche la capacità di trasformare in opportunità una situazione negativa.
È un po’ come se Gesù volesse dirci: “delle volte non possiamo evitare che accadano così terribili o ingiuste, ma a partire da esse dovremmo decidere di essere delle persone migliori cominciando a prendere delle decisioni in prima persona”. Paradossalmente è la cronaca nera che vive Giovanni Battista a spronare Gesù a cominciare apertamente il Suo ministero pubblico.