“«Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione»”.
Il terrorismo della paura funziona sempre. Se vuoi ottenere qualcosa non devi dare una ragione valida, bensì una paura valida affinché si smetta persino di ragionare pur di risolvere la paura. È con questo tipo di strategia che si fa spazio nei contemporanei di Gesù l’idea sempre più forte di ucciderlo. Ma lungi da noi pensare che noi siamo migliori. Basta guardare le nostre vite per accorgerci di quanto potere diamo alla paura e a ciò che essa ci suggerisce.
Ad esempio la paura di soffrire ci dice che non dobbiamo permettere a nessuno di entrare troppo nel nostro cuore, e così commettiamo interiormente un delitto contro ogni tentativo di amore, ma ci diciamo che è “per una causa buona”. Con ragionamenti così hanno portato Gesù in croce.
“Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo”.
Il Signore ha sempre la capacità di riempire di un significato profondo le cose, anche le più sbagliate, ma ciò non toglie nessuna responsabilità alle nostre azioni. Altrimenti questo ci metterebbe nella situazione di dire che il male è necessario al bene. Il male rimane male.
Se Dio ha la capacità di saper trarre un bene da un male questo è perché solo Lui può fare una cosa simile. Ma pensare che bisogna che si faccia un male per raggiungere un bene significa giustificare il male stesso. Mentre il male non ha nessuna giustificazione, e alla fine della storia, anche se finirà bene, chi ha compiuto il male dovrà rendere conto di ciò che ha fatto.
NUOVO COMMENTO DA FACEBOOK
Quando il risentimento si mescola alla paura allora la combinazione diventa mortale. È questo il tema del Vangelo di oggi: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». La decisione di uccidere Gesù nasce da questa serpeggiante paura mescolata al risentimento.
È un po’ come se il Vangelo volesse dirci che quando viviamo male qualcosa facciamo in modo tale da vedere tutto male e da giustificare anche scelte malvagie che possiamo prendere proprio a partire da questo. Se qualcuno ci è antipatico vediamo sempre male tutto ciò che lo riguarda, e se possiamo arrivare a fargli del male troviamo sempre una valida giustificazione per autoassolverci.
Questo è stato vero per la vicenda di Gesù ma continua a essere vero anche nelle nostre piccole o grandi esperienze quotidiane. La cosa che dovrebbe farci riflettere è che tutto questo lo biasimiamo quando lo incontriamo nel Vangelo, ma quando invece lo proponiamo nella nostra vita allora non abbiamo nessun problema a giustificarci e a comportarci nello stesso modo. A poche ore dalla settimana santa dovremmo lasciare che il Vangelo faccia luce sulle nostre incoerenze e ci indichi più chiaramente che noi non siamo migliori di quelli che condannarono Gesù.
Ma siamo sempre in tempo a ravvederci e ad agire di conseguenza.