“Gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.”
I sordomuti a cui si riferisce il Vangelo non hanno nulla a che fare con i fratelli e le sorelle che vivono questo tipo di condizione fisica. Anzi, per esperienza personale, mi è capitato di incontrare vere e proprie figure di santità proprio tra coloro che passano la vita con questa diversità fisica. Ciò non toglie che Gesù ha anche il potere di liberarci da queste malattie fisiche, ma il Vangelo vuole mettere in evidenza uno stato interiore di impossibilità di parlare e ascoltare.
Ascolta “don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 8 Settembre 2024” su Spreaker.Molte persone che incontro nella vita sono affette da questa sorta di mutismo e sordità interiore. Puoi passarci le ore a discutere, spiegare nel dettaglio ogni singolo frammento della loro esperienza, implorarli di trovare il coraggio di parlare senza sentirsi giudicati, ma la maggior parte delle volte preferiscono preservare la loro condizione interiore di chiusura.
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Gesù fa qualcosa di altamente indicativo:
“portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.”
Solo a partire da una vera intimità con Gesù è possibile passare da una condizione ermetica di chiusura a una condizione di apertura. Solo Gesù può aiutarci ad aprirci. E non dobbiamo trascurare che quelle dita, quella saliva, quelle parole continuano ad essere presenti attraverso i sacramenti. Essi sono un evento concreto che rende possibile la medesima esperienza raccontata nel Vangelo di oggi.
Ecco perché una vita sacramentale intensa, vera e genuina può aiutare più di molti discorsi e tentativi. Serve però un ingrediente fondamentale: volerlo. Infatti, ciò che spesso ci sfugge è che questo sordomuto viene portato da Gesù, ma poi è lui a decidere di lasciarsi condurre lontano dalla folla.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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