don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 8 Marzo 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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“Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole”.

Le parole di Gesù nel Vangelo di oggi rimangono di un’attualità disarmante. Infatti è sempre in agguato dentro di noi un atteggiamento pagano in cui l’immaginario che ci guida interiormente è quello della divinità che va propiziata con le perfomance delle nostre preghiere e dei nostri sacrifici. Dio non va convinto e questo per un motivo fondamentale: Egli è nostro Padre e ci ama. È già convinto.

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La dinamica della preghiera non serve a Dio ma bensì a noi. È nella misura della nostra conversione, della nostra consapevolezza, della semplicità o meno del nostro cuore che la preghiera porta frutto. Ma il punto di partenza è decisivo: non siamo pagani che vogliono manovrare la divinità, siamo cristiani convinti dell’amore di Dio.

“Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate”.

Ed è proprio su questa affermazione di Gesù che nasce una domanda che tante volte mi sento rivolgere dalla gente: che senso ha pregare se Dio sa già tutto? La parola per noi uomini ha un valore immenso. È attraverso di essa che le cose vengono alla luce. Senza la parola siamo condannati solo a subire le conseguenze delle nostre esperienze.

Grazie alla parola invece noi riusciamo a prendere distanza dalle cose e in un certo senso a tornare ad esserne protagonisti. Per questo Dio ci dà la parola, non perché Lui non sappia ma perché siamo noi che ne abbiamo bisogno. Allo stesso tempo però la preghiera non ha solo questa funzione benefica, essa effettivamente può cambiare le cose, indirizzarle diversamente, capovolgerle, ma solo a patto che sia fatta con fede e mettendo sul piatto la nostra conversione.

Essa consiste nell’abbandonare il cuore di pietra e tornare ad avere un cuore di carne. I grandi santi venivano esauditi perché avevano lasciato che la Grazia di Dio ridonasse loro un cuore capace di domandare con fiducia di figli e ostinazione d’amanti. 

Leggi l’altro commento di don Luigi dopo il video.


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Quando si prega si possono anche sprecare parole. Ce lo dice chiaramente Gesù nel Vangelo di oggi: “Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate”.

Ecco perché la cosa che conta di più della preghiera è sapere davvero ciò che ha senso dire. Ed è proprio per questo che Gesù insegna ai suoi discepoli la preghiera del Padre nostro. Essa non è una formula ma una postura del cuore. Se non credi infatti che il Dio a cui ti stai rivolgendo è tuo Padre allora conta poco dire tutto il resto perché avrà solo il sapore di una supplica fatta dal fondo della tua disperazione, e non dalla convinzione del saperti amato.

Ecco perché sembra che Gesù voglia dirci che la preghiera non serve a convincere Dio, ma a convertire noi. Non a caso il Vangelo si conclude con una richiesta esplicita: “Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.

Allora se vogliamo capire se la nostra preghiera è una vera preghiera verifichiamo la nostra vita davanti alle parole del Padre nostro. Se esse risuonano in noi con autenticità allora la nostra preghiera è davvero tale, ma se facciamo resistenza in qualcuna di esse, sappiamo in cosa dobbiamo cambiare.